Il 2023 si preannuncia un anno molto complesso dal punto di vista della congiuntura macroeconomica. La decisione della Bce di portare i tassi al 2,50% e di procedere a ulteriori rialzi nei prossimi mesi comporterà conseguenze negative per tutta l'economia italiana, a partire dalla sostenibilità dei mutui per finire con la compressione dei consumi, già messi a dura prova dal caro-energia che determina un'inflazione elevata.
La prima istituzione a mettere in evidenza la difficoltà della situazione ieri è stata la Fabi, il principale sindacato dei bancari. Il sistema produttivo che «è sull'orlo di un nuovo credit crunch», sostiene la federazione guidata da Lando Maria Sileoni in una nota. «Nei primi 10 mesi dell'anno in corso, i finanziamenti delle banche alle famiglie sono cresciuti in media del 2,6%, contro un 1% di aumento dei prestiti alle imprese», si legge nel comunicato in cui si sosttolinea che «l'analisi degli ultimi dati disponibili mostra segnali di preoccupazione e tensione, per tutte le categorie». Per le imprese italiane, infatti, il calo dei prestiti nei dieci mesi è evidente in tutte le categorie. Nel solo mese di ottobre è diminuito complessivamente di quasi 10 miliardi, portando lo stock totale da 676,5 a 667 miliardi.
Per quanto concerne le famiglie, i finanziamenti sono cresciuti di circa 900 milioni, da 679,4 miliardi di settembre a 680,3 miliardi a ottobre. L'incremento è stato favorito dal trend dei mutui (+0,3% mensile a 425, 2 miliardi). Ma proprio in questo campo potrebbero sorgere difficoltà. I tassi medi si sono attestati a ottobre attorno al 3,2% con un costo del denaro al 2%. Già prima del nuovo rialzo di giovedì sul mercato alcuni intermediari proponevano mutui con interessi superiori al 5 per cento. Secondo la Fabi, pertanto, l'orizzonte del 6% appare sempre più vicino. Ecco perché il segretario Sileoni ha chiesto un rifinanziamento corposo del Fondo di garanzia perché i giovani non rinuncino al sogno della casa.
L'Osservatorio Confcommercio Energia ha invece rilevato che la spesa elettrica è «insostenibile» per le imprese del terziario. Da inizio anno si sono registrati aumenti di oltre il 150% per alberghi e alimentari e oltre il 130% per bar e ristoranti. Bolletta raddoppiata anche per famiglie, da 24 a 54 miliardi, mentre il caro-gasolio ha comportato maggiori costi per un Tor di 11mila euro l'anno rispetto ai livelli pre-pandemia. Per le imprese del terziario, al netto delle misure già stanziate dal governo, il costo dell'energia rimane insostenibile con una spesa complessiva (elettricità e gas) per il 2022 di circa 40 miliardi di euro, più del triplo rispetto al 2021 (13 miliardi). «L'impatto del caro energia, nonostante gli interventi del governo, è ancora pesantissimo», ha commentato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, rimarcando che «per affrontare l'emergenza occorre azzerare gli oneri di sistema per le imprese, prorogare per il 2023 il mercato tutelato delle microimprese e intervenire subito contro il caro carburante per autotrasporto».
Il Centro studi di Confindustria, invece, ha rilevato che l'andamento più favorevole del Pil 2022 affievolisce i rischi di recessione, ma il caro-energia e l'inflazione erodono il potere d'acquisto e rallenta i consumi delle famiglie e, con l'industria e le costruzioni in sofferenza, aumentano il rischio di stagnazione.
Il possibile scenario di arresto della crescita è spiegato dal reddito disponibile residuato dai 126 miliardi accumulati dalle famiglie italiane tra la l'inizio della pandemia e il 2022. L'extrarisparmio spendibile è di 13 miliardi, troppo pochi per riprendere un ritmo di crescita sostenuto.GDeF
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