Sfida tra giganti. Verdi e Wagner. Nati entrambi nel 1813. Come faranno Stephane Lissner direttore artistico e Daniel Barenboim direttore musicale a celebrarli equamente alla Scala? Due colossi. Due opposte poetiche. Uno nella bassa agricola delle Roncole e laltro nella paludata Lipsia regina del sinfonismo tedesco. Come faranno ad agganciare a loro la programmazione 2012-13 e 2013-14 allExpo del 2015? Eccoci accontentati. Il discorso del sovrintendente batte sul coté italiano. Non manca di sottolineare che nel 2005, lanno del dopo-Muti, cera scarsità in cartellone di titoli operistici del Belpaese. Mentre lui provvede a rimpolpare la nostra tradizione convogliandola verso i fatidici 2013 dei bicentenari e 2015 dellExpo.
Lidea base è quella di trovare un punto di incontro tra direttore, orchestra e opera garantendo alla Scala la sua identità. Linsistenza non pare casuale. Da più parti sè osservato come nei posti chiave del teatro non appaia un solo nome nostrano. Da più parti sè sussurrato come un grande direttore musicale come Daniel Barenboim, mostro sacro della bacchetta, non fosse poi così adatto a un teatro vetrina del mondo. Più impegnato nel far crescere e compattare l orchestra, più amante e consueto dellitalico repertorio. Magari nato alla musica nel melodramma laddove lui si forma pianista e sul podio sinfonico. Insomma viva Barenboim. Ma non sarà troppo e assieme troppo poco per le nostre esigenze? Lissner risponde. Barenboim, anche direttore del berlinese Unter den Linden, in fondo è il meno nominato. Non si cela lorgoglio per la grande impresa che nel giugno 2013 appone la sua firma allintera Tetralogia: 15 ore di musica (e che musica) in 4 giorni. Né, in area Expo, un suo Otello con regia di Marc Forster. E prima, per il Sant'Ambrogio 2014, un Fidelio. Lanno wagner-verdiano (2012-13) è aperto da lui con Lohengrin che quindi, avvicinandosi a tappe ai quattro momenti della Tetralogia eseguiti uno dopo laltro come Wagner comanda, firma Siegfried e Götterdemmärung. Il suo nome ricompare tra i quattro nuovi allestimenti per lExpo (maggio/ottobre 2015): Turandot con finale di Berio diretta da Riccardo Chailly, il balletto Nyx e Il castello di Barbablu diretti da Esa Pekka-Salonen, una novità di Giorgio Battistelli e appunto Otello di Verdi diretto da Barenboim con regia di Marc Forster. Probabilmente il suo unico Verdi, e qui cè motivo di possibile polemica. Il resto parla italiano. Tra i 17 titoli operistici dei sei mesi di Expo e quelli delle stagioni che lo precedono non mancano Traviata e Don Carlos, Turandot e Ballo in Maschera.
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