Banca d'Italia accusa Verdini: "Conflitto" Ma lui replica: "Sono accuse inconsistenti"

Pubblicata la delibera del 20 luglio inviata da Bankitalia al ministero dell’Economia: "Riscontrate gravi carenze ed irregolarità in materia di antiriciclaggio". Ma Verdini assicura: "La Banca d'Italia si sbaglia, smonterò tutto". E rilancia: "Contro di me accuse inconsistenti"

Banca d'Italia accusa Verdini: "Conflitto" 
Ma lui replica: "Sono accuse inconsistenti"

Roma - Gli ispettori di Bankitalia che dal 25 febbraio al 21 maggio scorsi hanno compiuto accertamenti al Credito Cooperativo Fiorentino, a lungo presieduto da Denis Verdini, hanno riscontrato "gravi carenze ed irregolarità" in materia di antiriciclaggio. L'Ansa ha reso pubblica la delibera del 20 luglio scorso inviata al ministero dell’Economia e alla segreteria del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio. Nel paragrafo antiriciclaggio sono citate alcune operazioni, una delle quali riguarda una società editoriale riconducibile proprio a Verdini, che hanno determinato l’interesse degli ispettori. Ma il coordinatore del Pdl assicura: "Smonterò tutto". Poi rilancia: "Contro di me accuse inconsistenti".

Le rilevazioni di Bankitalia L'istituto di via Nazionale ha rilevato "un'ampia deviazione della gestione aziendale dai canoni propri del modello mutualistico", con gravi riverberi su altri profili. In particolare "gravi anomalie ed irregolarità nelle relazioni creditizie hanno condotto ad una elevata lievitazione dei livelli di concentrazione e di deterioramento della qualità degli impieghi" e all’accentuarsi di rischi di carattere operativo. Le criticità gestionali, inoltre, "hanno determinato il sostanziale azzeramento della capacità reddituale" dell’istituto. Gli ispettori della Banca d’Italia hanno verificato, durante gli accertamenti, l’esistenza di un esecutivo della banca "scarsamente autorevole" e di un collegio sindacale "privo di sufficiente indipendenza". Il governo societario è risultato "totalmente accentrato" nelle mani del presidente Denis Verdini (che era in carica dal 1990), "principale fautore della politica di espansione creditizia verso clientela di grandi dimensioni, fra cui rientrano anche iniziative riconducibili al suo gruppo familiare", in contrasto con le indicazioni che in passato erano venute dall’istituto di Vigilanza e con le stesse "linee strategiche elaborate per il triennio 2008-2010, che prevedevano la diversificazione del portafoglio crediti a favore delle famiglie e delle piccole e medie imprese".

Le ipotisi di corruzione e riciclaggio Bankitalia ha rilevato che Verdini "risulta indagato in diverse sedi giudiziarie in relazioni a ipotesi di corruzione e riciclaggio, in concorso con uno dei titolari del gruppo Fusi-Bartolomei, gruppo imprenditoriale principale affidato della banca, al quale Verdini risulta legato da relazioni d’affari". Inoltre, sempre secondo Bankitalia, Verdini "ha omesso di fornire piena informativa, ai sensi dell’articolo 2391 del codice civile, circa la sussistenza di propri interessi potenzialmente in conflitto con quelli della banca, per affidamenti complessivamente ammontanti a euro 60,5 milioni", riconducibili ad iniziative sia in ambito editoriale, sia in ambito immobiliare, "in parte connotate da situazioni di difficoltà finanziaria". Rilievi sono mossi anche all’ex direttore generale dell’istituto fiorentino, ampiamente tollerante "nei confronti delle condotte palesemente anomale" dei principali clienti.

La replica di Verdini "Si tratta dell’inizio di un provvedimento amministrativo al quale risponderò puntualmente e adeguatamente nei termini previsti dalla legge. Per quanto riguarda il mio ’potenziale conflitto di interessì nei confronti del Ccf evidenziato nel verbale di contestazione, questo è fondato su ipotesi errate di fatto e di diritto, la cui insussistenza sarà presto dimostrata, in quanto ho sempre operato nella massima trasparenza e nell’interesse della banca", ribatte Verdini rilevando che "si sta alzando un nuovo polverone mediatico".

Poi Verdini denuncia "le conseguenti strumentalizzazioni politiche, che nella delibera degli ispettori non c’è traccia alcuna delle infamanti ipotesi uscite sulla stampa nei mesi scorsi, tese a individuare nel Credito un crocevia di tangenti e di malaffare".

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