
Non si ferma il vortice di tensioni tra Banco Bpm e Unicredit in merito all’Offerta Pubblica di Scambio (Ops) lanciata da quest’ultima. In una nota ufficiale, l’istituto guidato da Giuseppe Castagna ha espresso forte preoccupazione per i contenuti del comunicato diffuso ieri da UniCredit, accusandola di non chiarire le condizioni relative a una possibile rinuncia o rilancio dell’operazione. Inoltre, da Piazza Meda tornano a volare siluri (come già avvenuto su altre questioni) sui calcoli sbagliati da parte dell’istituto guidato da Andrea Orcel sull’indice di solidità patrimoniale di Bpm.
"A tutela della banca e dei propri stakeholder, e più in generale a salvaguardia della trasparenza nell’informativa al mercato, Banco Bpm non può esimersi dal manifestare la propria preoccupazione", si legge nel comunicato. "Contrariamente a quanto comunicato da Unicredit, non è emersa alcuna incoerenza con quanto annunciato al mercato il 6 novembre 2024". Secondo Piazza Meda, Unicredit da un lato mette in dubbio la validità dell’offerta su Anima Holding e il ritorno economico per Banco BPM, dall’altro si limita a ribadire le condizioni di efficacia dell’Ops senza chiarire se sia disposta a rinunciarvi in caso di via libera dell’assemblea o se intenda rilanciare l’offerta.
Le (nuove) critiche ai calcoli di UniCredit
Banco Bpm contesta alcuni aspetti tecnici del comunicato di Unicredit. In particolare, la banca milanese sottolinea che Unicredit ha riportato un valore errato del suo Cet1 Ratio, ovvero l’indice di solidità patrimoniale della banca, indicandolo al 15,00% invece del corretto 15,05%, con un conseguente impatto sulla percezione della solidità dell’istituto. Un altro punto critico riguarda l’impatto dei cosiddetti fattori normativi sfavorevoli (qui il riferimento è alla possibilità dell’introduzione di regole più stringenti come quelle di Basilea 3+ o il mancato riconoscimento dell’agevolazione per il danish compromise), che UniCredit ha quantificato in una riduzione di 94 punti base sul Cet1 Ratio di Banco Bpm. Tuttavia, l’istituto guidato da Castagna ribatte che tali effetti saranno attenuati da azioni manageriali già pianificate, minimizzando l’erosione del capitale.
Bpm sottolinea inoltre che il requisito minimo regolamentare del Cet1 Ratio per il 2025 è pari a 9,18%, mentre per UniCredit è più elevato, al 10,27%. Questo dato, secondo Banco Bpm, è cruciale affinché gli azionisti possano valutare i rischi connessi all’OPS. Banco Bpm “manterrà un CET1 ratio superiore al 13% alle date di riferimento del piano, anche in caso di mancata applicazione del Danish Compromise alla partecipazione in Anima ed anche tenendo conto della remunerazione degli azionisti con un payout all'80%".
Le accuse di ambiguità sulla strategia di Unicredit
Bpm non risparmia critiche sulle mosse strategiche di Unicredit, sollevando interrogativi sulla mancanza di chiarezza riguardo agli investimenti in Commerzbank e Generali. L’istituto si chiede perché UniCredit non abbia fornito dettagli più approfonditi sull’impatto di queste operazioni sul proprio Cet1 Ratio e sulle eventuali implicazioni di rischio. Altro punto di preoccupazione riguarda l’esposizione di Unicredit in Russia. Banco Bpm evidenzia che UniCredit continua a quantificare il massimo impatto potenziale in 55 punti base, nonostante gli accantonamenti già effettuati. "È sorprendente – si legge nella nota – che Unicredit, mentre solleva dubbi sulla sostenibilità dei target di Banco Bpm, non ritenga necessario chiarire il proprio disegno strategico e le relative implicazioni sui propri azionisti».
La difesa dell’investimento in Anima
Unicredit, nel suo comunicato, ha anche messo in discussione la redditività dell’acquisizione di una quota del 100% di Anima da parte di Banco Bpm, stimando un rendimento dell’11%. Banco Bpm risponde che, considerando le sinergie di costo, il ritorno dell’investimento supera in realtà il 13%, rafforzando il valore strategico dell’operazione. L’acquisizione di Anima, secondo Banco Bpm, completa il proprio modello di business, consolidando il controllo sul settore del risparmio gestito e affiancandosi alle partecipazioni già esistenti nel bancassurance vita, bancassurance danni, credito al consumo e monetica.
Il prossimo 28 febbraio, giorno di convocazione per l’assemblea dei soci di Piazza Meda, gli azionisti saranno chiamati a dare il via libera al rilancio da 6,20 euro ad azione a 7 euro sull’offerta per Anima, società del risparmio gestito che fa gola per la sua fabbrica di fondi di investimento. A quel punto, Unicredit sarà chiamata a pronunciarsi su un’eventuale ritirata su Bpm, visto che un rilancio sulle azioni di Anima era stato elencato tra le possibili cause di inefficacia della sua offerta.
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