Sulla dismissione di Mps da parte del Tesoro «andiamo avanti con il nostro programma». Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, al termine del G7 Finanze a Stresa ha precisato che il governo non derogherà al piano di dismissione del restante 26,7% di Rocca Salimbeni in mano al Tesoro, che vale circa 1,7 miliardi di euro. Il ministro ha evidenziato il «grande successo» del risanamento di Mps, che «fa piacere alle casse pubbliche, ne possiamo andare fieri», ha commentato. Il titolare del dicastero di Via XX Settembre ha poi precisato che, sulla base delle ultime consultazioni Articolo IV, il Fmi ha chiesto «uno sforzo ulteriore» sul taglio del cuneo «in senso proattivo e questo implica un coordinamento con la più ampia riforma fiscale». La sintesi delle due affermazioni, premessa la voragine Superbonus, è che bisogna ampliare le fonti di entrata per proseguire efficacemente il coordinamento delle politiche economiche.
Meno entusiasta il ministro sull’esito del G7 nel quale si sono registrate resistenze «tecniche e politiche» sulla global minimun tax, per la quale si prevedeva un primo accordo. «Siamo ad un punto quasi morto, dobbiamo alimentare la speranza», ha spiegato il ministro ricordando le resistenze dell’India «ma anche della Cina». Anche il tema dei dazi verso la Cina non ha portato grandi risultati. «Quando gli Usa con l’inflation reduction act (Ira) hanno iniziato questo tipo di politica, questo ha imposto una riflessione anche all’Unione europea su come comportarsi in questi casi altrimenti noi come europei e italiani pagheremo due volte un difetto di competizione con gli Usa e la Cina», ha detto.
Decisamente positivo il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, in conferenza stampa con Giorgetti. «Il sistema bancario in Italia e in Europa è ben patrimonializzato e redditizio e questo è un elemento di forza per l’economia», ha sottolineato ricordando che «ci sono prospettive di ripresa dell’economia non eccezionale, ma diffusa a livello mondiale».
Riguardo alla ripresa «fa eccezione l’economia degli Stati Uniti che registra una crescita molto sostenuta. La differenza sta nella produttività, che è il motore della crescita a lungo periodo», ha aggiunto.
Ma quel che più conta è che tutti gli istituti devono rispettare le prescrizioni dell’esecutivo ed abbandonare Mosca, una precisazione che pare rivolta più a Unicredit che a Intesa (la cui filiale è in via di dismissione).
Però qui c’è una decisione del Governo: bisogna uscire».
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