Bar e distillerie È esplosa la gin-mania e ora tutti a «lambicar»

Boom dei prodotti artigianali. Il primo d'alta quota nasce in Val Gardena

Anna Maria Greco

Il Gin sta sbancando, di questi tempi. É diventato un fenomeno, una moda, in Italia come nel mondo. È il distillato per eccellenza tra i cocktails e ovunque nascono Gin bar, carte dei Gin, club e portali web per appassionati, eventi come il Gin day, che da quattro anni si tiene in autunno a Milano.

Una tendenza così diffusa da trasformare i luoghi di produzione, le distillerie piene di alambicchi, in mete turistiche per degustazioni, come segnala la Lonely Planet 2017. Andare a «lambicar» è la curiosa moda del momento. «Ormai è gin-mania - spiega Barbara Ricci, che ha aperto il primo Gin bar d'Italia nel suo hotel al centro di Roma-, noi abbiamo cominciato per passione nel 2013, quando ancora si parlava poco di questo liquore e ora abbiamo oltre 100 marche e un giro sempre più numeroso di fans, che seguono ogni nostro evento».

Il boom riguarda in particolare i prodotti artigianali, legati al territorio, ai botanicals raccolti nei boschi, alla cultura locale. La tradizione regionale che celebra il limoncello di Amalfi, il mirto di Sardegna o il passito di Pantelleria, continua nei gin che citano nel nome i VII colli di Roma, hanno alla base solo il «giniperu» sardo, le erbe calabresi o gli aromi toscani, vengono distillati dai benedettini in un'abbazia aretina o da erboristi emiliani e piemontesi.

Moltissimi nascono sotto le Alpi, soprattutto in Trentino Alto Adige e il primo gin d'alta quota è figlio delle Dolomiti della Val Gardena, nasce quasi a 2500 metri. Per l'esattezza, si chiama «8025», come l'altezza in piedi anglosassoni della Baita Sofie sul Monte Seceda di Ortisei, attorno alla quale vengono raccolte, arrampicandosi sulla cima degli alberi, le pigne di pino Mugo e di pino Cirmolo, le cui gemme vengono messe a macerare con le bacche di ginepro e altre erbe nell'alcool di frumento. Il nuovo prodotto artigianale è stato presentato all'ultimo Bar Convent di Berlino, la più grande fiera in Europa per gli amanti di spirits e mixology. Tra 370 espositori e 1100 brand da tutto il mondo, c'era un particolare focus sui gin, provenienti da tutto il mondo, Giappone compreso. «Nella fiera - racconta Andrea Guidi, uno dei soci dell'azienda familiare che produce il gin d'alta quota-, ma anche nei cocktail bar e gin bar di Berlino, abbiamo riscontrato grande attenzione per i prodotti di nicchia, un livello altissimo di conoscenza dei diversi tipi di distillati e il grande interesse per quelli artigianali, con una particolare storia alle spalle».

E una storia da raccontare questo gin d'alta montagna ce l'ha. Comincia dalla sua bottiglia, sulla quale è tracciato lo skyline dei picchi della val Gardena viste dalla baita dov'è nato, tra un gruppo di amici imprenditori, il progetto di questo particolare distillato alpino al 100%, in edizione limitata, che esalta profumi e sapori delle erbe delle Dolomiti. Il proprietario Markus Prinoth ha aperto sulle botti davanti alla piccola costruzione di legno un Gin bar, che offre sotto il sole d'estate e tra le nevi d'inverno, cocktail e long drink cosparsi di bacche di ginepro.

Non è tutto, perchè i giovani altoatesini hanno fatto rete e anche a valle, nel sofisticato albergo di Kuno Moroder si serve come aperitivo l'Italian Mule con questo gin e lo chef serve piatti innaffiati di liquore, dal carpaccio di cervo al parfait ghiacciato alle pere. Mentre nella lussuosa Spa gli aromi del ginepro e delle altre botaniche alla base del gin caratterizzano i trattamenti benessere.

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