Ansia e stress diminuiscono visitando un museo

Uno studio italiano, che ha coinvolto l'Università degli studi di Milano, l'Università degli studi di Milano - Bicocca e l'Università di Roma La Sapienza, dimostra la connessione tra benessere e visita a musei, siano essi di carattere artistico o scientifico

Ansia e stress diminuiscono visitando un museo
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I musei, artistici o scientifici che siano, hanno un effetto positivo sui visitatori riducendo in modo sostanziale ansia e stress.

A dimostrarlo sono i primi risultati dello studio Asba (Anxiety, stress, brain-friendly museum approach - Il museo alleato del cervello contro ansia e stress), il progetto a cui partecipa anche il gruppo di ricerca Cars (Cognitive, affective research studies) affiliato al laboratorio PhiLab del dipartimento di filosofia dell’Università Statale di Milano, di cui fanno parte Claudio Lucchiari e Maria Elide Vanutelli, psicologi, e Raffaella Folgieri, esperta di intelligenza artificiale. A coordinare lo studio, a cui prende parte altresì l’Università di Roma La Sapienza, è coordinato da Annalisa Banzi, docente dell’Università di Milano Bicocca e ricercatrice del Cespeb, Centro studi sulla storia del pensiero biomedico.

Tema centrale è la promozione del benessere nel contesto museale.

Lo studio

L’attività di raccolta dei dati è iniziata tra novembre 2022 e lo scorso febbraio con riferimento a due musei, il Museo di Storia naturale e la Galleria d’arte moderna (GAM) di Milano. I volontari coinvolti sono stati 80 con un’età media di circa 46 anni.

La prima parte del progetto, inoltre, vedeva l’utilizzo di una sessione di mindfulness, “consapevolezza” in italiano, appositamente sviluppata per i musei. Il protocollo di ricerca prevedeva la raccolta di dati psicometrici relativi al benessere individuale, in particolare ansia e stress, prima e dopo la sessione di mindfulness all’interno del museo, al fine di verificarne l’effetto a breve termine e trovare correlazioni con altre variabili psicologiche e biografiche.

La raccolta dati è avvenuta attraverso questionari standardizzati e strumenti come il BCI (Brain-computer interface), un dispositivo indossabile e wireless in grado di rilevare e registrare la frequenza dell’attività elettrica cerebrale.

I dati: meno ansia, più tranquillità

Le prime analisi hanno mostrato l’impatto positivo della sessione di mindfulness museale sia nel caso della GAM, dato atteso in quanto già riportato da alcuni studi simili, sia nel Museo di storia naturale. In particolare, si è registrata una diminuzione di circa il 25% dell’ansia e una diminuzione simile dello stress percepito. Il senso di benessere e tranquillità è invece risultato aumentato.

“Dai dati rilevati non è emersa nessuna differenza statistica tra i due musei - affermano i ricercatori in una nota della Statale di Milano - segno che non è il contenuto estetico, o non solo, a determinare l’effetto positivo sul benessere, bensì il particolare incontro tra persona e luogo. Il dato risulta particolarmente originale in quanto più raramente i musei scientifici vengono studiati in rapporto al benessere”.

Un rilievo specifico è da attribuirsi alle sessioni di mindfulness organizzate prima delle visite ai musei che hanno permesso ai partecipanti di vivere in maniera differente l’incontro con le opere.

“In particolare - sono le parole dei ricercatori - - rispetto al museo scientifico è emersa la possibilità di vivere i diorami in modo immersivo, tale da far vivere gli ambienti naturali presentati come vivi e piacevoli, oltre che istruttivi. Si è aperta così la possibilità a una riscoperta del museo come fonte non solo di conoscenza, ma anche di esperienze intense e piacevoli. Ugualmente, rispetto alle opere presenti nella sala usata per la mindfulness (la sala della pittura e scultura romantica della GAM) i partecipanti hanno riportato spesso il loro stupore rispetto alla possibilità di vivere l’arte in modo del tutto diverso dalle proprie aspettative, anche vincendo lo scetticismo iniziale”.

La ricerca ha visto la collaborazione attiva del personale dei musei e, in particolare, dei curatori direttamente interessati allo studio, intervenuti per avviare un dialogo sulle opere.

“È stato così possibile armonizzare le attività di ricerca con la normale vita dei musei - concludono i ricercatori - permettendo ai partecipanti di vivere un’esperienza unica.

Inoltre, è stato avviato un dialogo tra mondo della ricerca, musei, istituzioni e cittadini che consentirà non solo di proseguire lo studio con ulteriori pratiche e raccolta dati ma anche di avviare nuove iniziative finalizzate a rendere sempre di più i musei cittadini veri e propri spazi socio-cognitivi al servizio della comunità e del relativo benessere fisico, psicologico e culturale”.

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