Donare il sangue, tutti i benefici per chi lo fa spesso

Nei donatori assidui alterazioni genetiche favorirebbero la protezione contro i tumori del sangue come le leucemie: ecco la scoperta di alcuni ricercatori del Regno Unito e le future implicazioni in campo terapeutico

Donare il sangue, tutti i benefici per chi lo fa spesso
00:00 00:00

Donare sangue non è soltanto un nobile e fondamentale gesto di altruismo verso tutti coloro che sono in difficoltà ma si possono anche avere importanti benefìci personali: un team di ricercatori del Francis Crick Institute di Londra ha scoperto alterazioni genetiche nelle cellule staminali di donatori abituali che allontanerebbero lo spettro di tumori del sangue (come la leucemia).

I risultati della ricerca

Lo studio, pubblicato sulla rivista Blood, ha confrontato i campioni di sangue prelevati da oltre 200 donatori abituali (persone che avevano donato il sangue tre volte all'anno per oltre 40 anni, più di 120 volte in totale) e donatori sporadici che avevano donato il sangue meno di cinque volte in totale. I ricercatori hanno visto che la composizione delle cellule nel sangue era diversa e più vantaggiosa, per così dire, a chi donava spesso il sangue con delle mutazioni a proprio favore del gene DNMT3A che risulta mutato nelle persone che sviluppano la leucemia ma nei donatori assidui le alterazioni non favorivano l'insorgere del tumore.

Per capire meglio determinati meccanismi, i ricercatori hanno modificato DNMT3A in cellule staminali umane in laboratorio facendo crescere le cellule in due ambienti diversi: il primo contenente eritropoietina (Epo), l'ormone che stimola la produzione di globuli rossi e aumenta tutte le volte che avviene una donazione di sangue mentre l'altro ambiente conteneva sostanze chimiche infiammatorie in modo tale da replicare un'infezione. Nel primo caso le cellule sono cresciute nell'ambiente Epo e non in quello infiammatorio a testimonianza del fatto che davano una maggiore protezione dalle malattie sanguigne.

Il parere degli scienziati

Dominique Bonnet, professore dell'Haematopoietic Stem Cell Laboratory presso il Crick Institute e primo autore del lavoro, ha dichiarato che è stato evidenziato "un esempio affascinante di come i nostri geni interagiscono con l'ambiente e con l'avanzare dell'età. Le attività che mettono bassi livelli di stress sulla produzione di cellule del sangue consentono alle nostre cellule staminali del sangue di rinnovarsi e pensiamo che ciò favorisca le mutazioni che promuovono ulteriormente la crescita delle cellule staminali piuttosto che la malattia".

A proposito della ricerca, Bonnet spiega che trattandosi di un campione di persone limitato non è possibile affermare con certezza che "la donazione di sangue riduca sicuramente l'incidenza delle mutazioni pre-leucemiche. Dovremo esaminare questi risultati su un numero molto più ampio di persone. Potrebbe essere che le persone che donano abbiano maggiori probabilità di essere sane se sono idonee, e questo si riflette anche nei loro cloni di cellule del sangue. Ma la comprensione che ci ha dato su diverse popolazioni di mutazioni e sui loro effetti è affascinante".

Cosa può cambiare con le terapie

Hector Huerga Encabo, ricercatore post-dottorato del Laboratorio di cellule staminali emopoietiche del Crick e primo autore congiunto con Darja Karpova del DKFZ di Heidelberg, ha spiegato che adesso si conosce di più sulle mutazioni preleucemiche perché possono essere viste quando alle persone viene diagnosticato un tumore del sangue.

"Abbiamo dovuto esaminare un gruppo molto specifico di persone per individuare sottili differenze genetiche che potrebbero effettivamente essere utili a lungo termine. Ora puntiamo a capire in che modo questi diversi tipi di mutazioni svolgono un ruolo nello sviluppo della leucemia o meno, e se possono essere mirate terapeuticamente".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica