Ogni anno in Italia si diagnosticano circa 65mila casi. Stiamo parlando dell'embolia polmonare, ovvero l'ostruzione parziale o totale di una o più arterie polmonari da parte di un embolo. In ambito medico con il termine "embolo" si indica una massa anomala e insolubile circolante nel sangue che, se raggiunge un'arteria o una vena delle sue stesse dimensioni, è in grado di bloccare il flusso sanguigno.
L'embolia polmonare è una patologia molto seria. Basti pensare, infatti, che provoca il decesso del 10-30% degli individui colpiti e che può altresì causare invalidità permanente in coloro che sopravvivono. Quali sono i fattori di rischio e in che modo si manifesta il disturbo? Scopriamolo insieme.
Tipologie di embolia polmonare
Esistono differenti tipologie di embolia polmonare. Per la precisione abbiamo quella:
- Acuta: i sintomi compaiono all'improvviso e sono molto intensi
- Cronica: insorge tipicamente quando la forma acuta non è curata in maniera adeguata. Si ha quindi la formazione continua di coaguli che, a lungo andare, determina uno stato di ipertensione polmonare
- Trombotica: si verifica nel momento in cui l'embolo proviene da una delle vene profonde degli arti inferiori
- Monolaterale: l'occlusione dell'arteria si verifica in un solo polmone
- Bilaterale: l'occlusione dell'arteria si verifica in entrambi i polmoni
- Lipidica: è provocata da un embolo costituito da un aggregato di grasso, spesso proveniente da un osso fratturato
- Gassosa: l'embolo è costituito da una bolla di gas. Questo tipo lo si riscontra nei subacquei
- Liquida: con un tasso di mortalità di circa l'80%, si manifesta solo nelle donne gravide in seguito al passaggio nel circolo sanguigno della donna del liquido amniotico
- Tumorale: l'embolo è un aggregato di cellule tumorali che si staccano dalla neoplasia originaria (generalmente tumore epatico, gastrico e renale).
Perché si verifica l'embolia polmonare: i fattori di rischio
Non esistono cause precise dell'embolia polmonare. Si parla, però, di fattori di rischio non modificabili e modificabili in grado di favorirne la comparsa. Tra i fattori di rischio modificabili al primo posto c'è l'età. Quasi sempre il disturbo si manifesta in individui con più di 60 anni poiché l'invecchiamento determina un'alterazione più o meno marcata della coagulazione. Attenzione anche alle patologie (in particolare deficit di attivazione del fibrinogeno, resistenza alla proteina C reattiva, aritmie cardiache).
Sono invece fattori di rischio modificabili l'immobilità prolungata (lunghi viaggi in aereo, periodi prolungati di ospedalizzazione), le passeggiate ad alta quota, le immersioni, l'assunzione di farmaci come i contraccettivi orali. Attenzione poi al fumo di sigaretta, all'obesità, agli interventi chirurgici soprattutto se riguardano il ginocchio e alla gravidanza. In dolce attesa, l'aumento del volume dell'utero causa una compressione notevole a livello addominale che influisce sulla circolazione venosa degli arti inferiori. Dunque la possibilità che si formi un trombo è maggiore.
I sintomi dell'embolia polmonare
Le manifestazioni dell'embolia polmonare variano da paziente a paziente a seconda della gravità dell'ostruzione e dello stato di salute generale. Si riscontrano spesso i seguenti sintomi:
- Dispnea, ovvero mancanza di respiro
- Tosse a volte associata ad emottisi, cioè a sangue presente nell'espettorato
- Dolore al torace
- Tachicardia
- Eccessiva sudorazione
- Febbre
- Senso di svenimento
- Cianosi
- Capogiri.
Se non diagnosticata per tempo, l'embolia polmonare può essere fatale o portare a conseguenze quali l'ipertensione polmonare a cui è strettamente correlata l'insufficienza cardiaca.
La diagnosi e la cura dell'embolia polmonare
Considerata la serietà della patologia, la diagnosi deve essere quanto più rapida possibile. Oltre che sull'esame obiettivo del soggetto, essa si basa sull'esecuzione di test strumentali tra cui la scintigrafia polmonare perfusionale, la tac spirale, la radiografia del torace, l'emogasanalisi, l'elettrocardiogramma e di esami del sangue, in particolare il dosaggio del D-dimero. Quest'ultimo è il prodotto del processo di degradazione della fibrina e valori elevati possono indicare la presenza di un trombo.
Nella maggior parte dei casi il primo approccio terapeutico consiste nella somministrazione di farmaci anticoagulanti e trombolitici.
Qualora la cura si rivelasse inefficace, si adottano misure più invasive come il filtraggio cavale e l'embolectomia, un'operazione chirurgica volta a rimuovere l'embolo. In entrambi i casi sono utili interventi di supporto, come l'ossigenoterapia e la ventilazione polmonare.Leggi anche:
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