Iperidratazione, quando bere troppa acqua fa male

Assumere liquidi in eccesso può rivelarsi pericoloso. Dagli squilibri elettrolitici ai danni renali, ecco cosa succede

Iperidratazione, quando bere troppa acqua fa male
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L'iperidratazione è una condizione caratterizzata dal consumo eccessivo di liquidi in maniera continuata o in un breve periodo di tempo. Conosciuta anche come "intossicazione da acqua", questa problematica è agli antipodi della disidratazione, un disturbo di cui abbiamo ampiamente parlato in questo articolo.

L'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare raccomanda agli uomini sani un apporto idrico di 2-2,5 litri e alle donne di 1,5-2 litri. Cosa succede quando beviamo troppa acqua? Quali sono le cause e in che modo si manifesta l'iperidratazione? Cerchiamo di rispondere insieme a queste domande.

Le cause dell'iperidratazione

L'iperidratazione si traduce in un incremento del volume delle cellule. Tra queste le più sensibili sono senza dubbio quelle cerebrali che, se ricevono grandi quantitativi di liquidi in poco tempo, non riescono ad adattarsi adeguatamente. Ecco, dunque, che insorge una sintomatologia tipica.

Il disturbo riconosce diverse cause. Ad esserne colpiti sono spesso gli atleti che cercano di evitare la disidratazione bevendo troppo. Rischiano anche i soggetti in cui l'escrezione dell'urina non avviene in modo normale, dunque i neonati prematuri e i pazienti affetti da malattie cardiache, epatiche e renali.

Attenzione anche all'assunzione di alcuni farmaci antidepressivi e alla cosiddetta sindrome da inappropriata secrezione di ormone antidiuretico. In quest'ultimo caso l'eccesso di vasopressina che l'ipofisi secerne, stimola i reni a trattenere l'acqua non necessaria. Non è raro che l'iperidratazione sia di origine psichiatrica (polidipsia psicogena).

I sintomi dell'iperidratazione

L'iperidratazione potrebbe danneggiare i reni, il cervello e il cuore. In particolare i reni non riescono a filtrare e ad eliminare correttamente i liquidi in eccesso. Tale difficoltà è più marcata negli individui affetti da insufficienza cardiaca e renale cronica. La massiccia introduzione di acqua causa l'iponatriemia, una condizione caratterizzata da una diminuzione dei livelli di sodio nel sangue. Ed è proprio lo squilibrio elettrolitico a scatenare sintomi come:

  • Mal di testa;
  • Nausea;
  • Vomito;
  • Pesantezza addominale;
  • Edema;
  • Confusione mentale;
  • Battito cardiaco irregolare;
  • Debolezza muscolare;
  • Minzione frequente;
  • Sonnolenza.

Sebbene l'organismo possieda efficienti meccanismi per regolare l'assunzione di liquidi in base alle necessità, un'iperidratazione di grado severo può provocare convulsioni e portare persino al coma.

Il trattamento dell'iperidratazione

Indipendentemente dalla causa scatenante, il primo passo da compiere per trattare l'iperidratazione è quello di ridurre, sotto controllo medico, l'assunzione quotidiana di liquidi a meno di un litro. In tal modo la sintomatologia regredisce in alcuni giorni. Quando il problema è dovuto a patologie cardiache, epatiche o renali è bene limitare anche l'apporto di sodio.

Lo specialista può anche consigliare di sospendere i farmaci ritenuti responsabili

del disturbo. Nel momento in cui si accerta la sua natura psicogena, è indispensabile un approccio che includa un percorso psicoterapeutico di tipo cognitivo comportamentale.

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