In seguito alla fine dello stato di emergenza dovuto alla pandemia di Covid e alla conseguente ripresa delle normali attività quotidiane si è assistito ad una maggiore circolazione di virus e batteri. In particolare nelle ultime settimane si è diffuso in maniera incalzante, sopratutto tra i bambini, il contagio da streptococco beta emolitico di gruppo A (SBEA). A tal proposito la Società Italiana di Pediatria ha redatto un documento finalizzato a favorire una più corretta adesione alle linee guida nazionali per un uso appropriato degli antibiotici.
Gli streptococchi sono microrganismi della specie dei cocchi Gram-positivi. Si chiamano così perché, unendosi a coppie, si ripiegano fino a formare delle catenelle. Si dividono in due gruppi, A e B. I germi appartenenti alla categoria A sono responsabili di 1 caso su 4 di faringotonsillite streptococcica che interessa principalmente i bimbi in età scolare e gli adolescenti, con una prevalenza che va dal 19% al 30% tra i 5 e i 19 anni.
Fattori di rischio e contagio dello streptococco beta emolitico
Lo streptococco beta emolitico attacca più facilmente un sistema immunitario indebolito. Sono dunque a rischio tutti quei soggetti immunodepressi, affetti da tumore o da malattie croniche come il diabete. Per queste categorie di pazienti le conseguenze dell'infezione possono essere anche mortali. Tuttavia la maggior parte dei casi si verifica tra i piccoli sani che, frequentando asili e scuole, sono più esposti alla possibilità di contagio.
La trasmissione dello streptococco beta emolitico avviene per via aerea attraverso l'emissione di goccioline di saliva o di muco nasale in seguito a tosse e a starnuti. Queste possono altresì depositarsi su oggetti di uso comune che, se manipolati, veicolano il microrganismo a chi li tocca. Attenzione infine ai baci e ai contatti della pelle come le strette di mano.
I sintomi e le complicanze dello streptococco beta emolitico
Le manifestazioni della faringotonsillite streptococcica appaiono all'improvviso e includono:
- Dolore e arrossamento della gola;
- Formazione di placche contenenti pus;
- Ingrossamento dei linfonodi del collo;
- Febbre;
- Malessere;
- Nausea;
- Vomito;
- Alitosi;
- Brividi;
- Cefalea.
Solitamente il decorso dell'infezione è benigno e si risolve con successo entro 3-7 giorni. In una minoranza di casi, tuttavia, si può verificare un'estensione della stessa ai tessuti vicini, con conseguenti ascessi peritonsillari, parafaringei, retrofaringei, sinusite, otite media e mastoidite.
Inoltre, poiché il batterio produce una notevole quantità di streptolisina (una tossina che distrugge i globuli rossi), può spianare la strada allo shock tossico. Altre complicanze includono, la fascite necrotizzante, la febbre reumatica e la glomerulonefrite acuta post streptococcica.
Diagnosi dello streptococco beta emolitico
La diagnosi dello streptococco beta emolitico si basa sull'esecuzione di un tampone faringeo la cui attendibilità dipende dall'adeguatezza del campione che deve essere prelevato dalla parete posteriore dell'orofaringe e dalla superficie di entrambe le tonsille. Il campione raccolto può essere analizzato mediante test antigenico, esame colturale o test molecolari.
Nella maggior parte dei casi un esito positivo o negativo al test antigenico rapido è sufficiente per stabilire la presenza o meno dell'infezione. Non sono, invece, raccomandati gli esami ematici come il TAS (tasso antistreptolisinico), la conta leucocitaria e la proteina C reattiva. Il TAS in particolare rivelerebbe solo un disturbo ormai cronico.
Cura dello streptococco beta emolitico
Il 10-25% dei bambini positivi al tampone in realtà sono solo portatori dello streptococco beta emolitico. Tale stato che può perdurare da poche settimane a mesi, è associato a un basso rischio di trasmissione e di complicanze. In assenza di sintomi acuti, dunque, non è raccomandata la terapia antibiotica.
Al contrario, se è presente la sintomatologia, l'antibiotico è necessario. La molecola raccomandata è l'amoxicillina. In caso di allergia presunta o sospetta alla stessa, si opta per i macrolidi, in particolare azitromicina. Si rivelano inutili le cefalosporine di seconda e di terza generazione. In ogni caso prima di procedere con la terapia è bene sentire il proprio pediatra.
Il piccolo paziente può tornare a scuola dopo almeno 24 ore dall'inizio della terapia antibiotica senza presentare il
certificato medico e la documentazione del tampone negativo. Come sempre la prevenzione è la cura migliore. Essa si basa sul rispetto di semplici regole: lavare spesso le mani ed areare frequentemente gli ambienti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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