«Berlusconi bacchetta magica Risolverà la crisi al Pirellone»

Pieno appoggio del Senatùr al ministro del Welfare come super-assessore

Marcello Chirico

La telefonata tanto attesa dalla Lega alla fine è arrivata. Silvio Berlusconi ha chiamato ieri mattina Umberto Bossi e gli ha dato appuntamento a quest’oggi per un nuovo rendez-vous, presumibilmente ad Arcore, dove il premier e il Senatùr sono soliti incontrarsi il lunedì sera per le loro cene convivial-politiche, E dove cercheranno di superare una volta per tutte lo stallo amministrativo della Regione Lombardia determinato dall’arcinoto «caso Cè». Una querelle scivolata poco alla volta in una sempre più complicata crisi politica, per risolvere la quale non è bastata la verifica di maggioranza avviata dal governatore Roberto Formigoni. Non è bastata perché, primo, i leghisti che contano e prendono decisioni (leggi, il segretario Giancarlo Giorgietti) non si sono mai presentati alle riunioni; secondo, perché il Carroccio - che ha deciso di giocarsi in questa articolata partita pure la carta Roberto Maroni, possibile «superassessore» a sanità e welfare del Pirellone - ha stabilito che per concordare una soluzione non bastasse l’autorevolezza di Formigoni ma dovesse intervenire direttamente il leader della Cdl.
Condizioni che, di fatto, hanno mirato a screditare la figura del governatore, imponendogli dall’alto le soluzioni della crisi. Soluzioni che, per altro, Formigoni aveva già trovato (con lo spostamento dal socio-sanitario ad altre deleghe per Giancarlo Abelli, l’assessore filo-ciellino maggiormente inviso alla Lega, e affidando la gestione di sanità e materie attinenti al welfare come il lavoro a Maroni o chi per lui), ma su cui i lùmbard hanno perennemente glissato. Un comportamento questo che ha innervosito Formigoni.
L’annuncio del nuovo e, si spera, decisivo incontro tra Berlusconi e Bossi è stato annunciato ieri pomeriggio personalmente dal leader leghista a margine di un seminario tenutosi a Varese. «Ci sono margini per risolvere la crisi» ha aggiunto il Senatùr, il quale ha pure confermato che l’opzione-Maroni «resta in piedi».
«Domani (oggi per chi legge, ndr) - ha detto - ci incontriamo con Berlusconi, che è la bacchetta magica per indirizzare il presidente della Regione. Mettiamoci seduti e troveremo una via d’uscita, ci sono i margini per farlo. Maroni ci sta, e se ci sta Maroni l’ipotesi resta valida». Ovvero, quella del delfino bossiano come superassessore al welfare lombardo, inteso però come sanità in toto (ossia, servizi ospedalieri e assistenza), ma su questo Formigoni - visto il trattamento ricevuto - potrebbe mettere dei veti. Alla luce, soprattutto, dell’ultimo attacco personale assestatogli ieri ancora da La Padania con un articolo che documentava dettagliatamente, con nomi e cognomi, la mappa del potere ciellino nella sanità lombarda.
«Vediamo cosa vuole la controparte - è stato possibilista il Bossi di ieri -, perché in politica bisogna trattare, noi abbiamo fatto una controproposta». Insomma, la disponibilità a trovare un accordo, in modo da scongiurare l’ipotesi della rottura totale, sembra essersi improvvisamente manifestata da parte del Carroccio, dopo continui rinvii.
Resta comunque da verificare l’effettiva disponibilità di Maroni ad accettare il nuovo super-incarico regionale, impegnato com’è sul fronte governativo a far passare la riforma delle liquidazioni (Tfr) per la quale sta combattendo una battaglia decisiva in Consiglio dei ministri.

Inoltre, se spera ancora di poter assumere il comando del partito, un «confinamento» al Pirellone gioverebbe soltanto al suo principale antagonista Giorgetti. Ecco perché, nelle ultime ore, gira il nome del deputato Cesare Ercole come possibile alternativa al ministro leghista in Regione.

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