Milano - Ne ha per tutti Silvio Berlusconi. Nel suo intervento telefonico al convegno del Pdl spara alzo zero sui pm e su Fini. "Non fuggo e non mi dimetto" il presidente del Consiglio è tornato a ribadirlo definendo la situazione attuale "insieme grave e paradossale". Berlusconi ha parlato del "ricorso all’arma impropria dell’uso politico della giustizia. Ho reagito a un’autentica aggressione - aggiunge - e non fuggo e non mi dimetto. Per l’Udc e Fli ora sarei io che aggredisco perché reagisco a un autentico tentativo eversivo".
Spionaggio e intercettazioni "È normale in una normale democrazia che il presidente del consiglio sia sottoposto a uno spionaggio del genere?" dice il Cavaliere. Tornando a parlare delle intercettazioni: "Non sono state fatte a seguito di una notizia di reato, ma per costruire una notizia di reato. Dall’inizio del 2010 tutti gli ospiti ricevuti ad Arcore sono stati individuati e sottoposti a intercettazioni e anch'io lo sono stato". Sul caso Ruby, ribadisce "le accuse sono inconsistenti e ridicole sul piano giudiziario".
La giustizia e l'eversivo Fini "Siamo determinati a realizzare la riforma della giustizia che non siamo mai riusciti a fare non per mancanza di impegno, ma per l’opposizione prima di Casini e poi di Fini. Una riforma che è richiesta da ciò che sta avvenendo da anni in Italia". Ha parlato di "disegno eversivo" e ha attaccato frontalmente Gianfranco Fini. "Dal 2008 al 2010 Fini, non a caso, ha bocciato tutte le possibili riforme della giustizia a partire dalla legge sulle intercettazioni. Poi, non a caso, è stata preparata, costruita e messa in atto la scissione di Futuro e Libertà". A suo dire "il progetto era mettere in minoranza e mandare a casa, sommando i pochi voti a quelli della sinistra, il nostro governo eletto dagli italiani, ma il disegno eversivo è fallito". Ed è a questo punto che "è scattata l’operazione giudiziaria".
La replica di Fini "Non voglio infierire, ma il buon nome dell’Italia da qualche tempo a questa parte viene sottoposto a dure critiche per comportamenti di chi l’Italia la rappresenta" replica il presidente della Camera, Gianfranco Fini. "Chi ha vinto le elezioni non può pensare di essere al di sopra della legge. Il giustizialismo è un male, ma non può esserci giustizialismo quando si ribadisce chiaramente che la presunzione di innocenza non possa essere confusa con la presunzione di impunità. Quando si è oggetto di indagini complesse, che gettano una luce particolarmente negativa, dire non mi muovo o non considero possibile essere sottoposto ai magistrati è una richiesta evidente di impunità".
La nascita di Fli "Ho il dovere di ricordare al presidente del Consiglio che Fli è nata per l’impossibilità nel Pdl di affrontare certe questioni, di dire scomode verità e soprattutto perché abbiamo pensato fosse un dovere morale dimostrare che a certi principi noi crediamo davvero. Perchè in certi momenti tacere diventa essere corresponsabile". Così Fini replica alle accuse rivoltegli da Berlusconi. "In tanti - spiega - hanno capito perché nasce: perché non ce la sentivamo di non dire, di tacere. Perchè quando si arriva a dire che Vittorio Mangano è un eroe, o si ribadisce che non è vero oppure si diventa complici". Secondo Fini "le ultime vicende hanno fatto comprendere perché nasce un nuovo soggetto politico. Nasce perché in certi momenti c’è un bivio: o si crede a certi principi o si finisce per essere prigionieri del perenne compromesso nascondendo la realtà".
E, oltre all’esempio dello stalliere di Arcore, il presidente della Camera ne fa un altro: "Se il coordinatore regionale in Campania (Nicola Cosentino) è colpito da una richiesta di arresto sarà giusto dire che è opportuno che egli faccia un passo indietro? La lealtà è un valore, la complicità - puntualizza - diventa una colpa, perchè non si può essere sempre silenti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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