Roma - Vergogna, indignazione, rammarico. Ora che il Papa rinuncia ad andare all’università romana della Sapienza, il mondo politico si cosparge il capo di cenere. E, Romano Prodi in testa, grida alta la sua condanna per chi ha impedito a Joseph Ratzinger di tenere il suo discorso sulla pena di morte. L’imbarazzo, nel governo, è molto forte. Anche perché l’opposizione attacca e chiede che i ministri dell’Interno e dell’Università riferiscano in Parlamento. E il presidente Giorgio Napolitano scrive persino una lettera personale al Pontefice.
Silvio Berlusconi si scaglia contro "l’intolleranza e il fanatismo" di un’"ideologia settaria e faziosa", che hanno provocato una "grave ferita" e umiliato l’università e lo Stato italiani, dimostratisi incapaci di "garantire la libertà religiosa alla massima autorità religiosa". Per il leader di Fi la sinistra dovrebbe fare "un severo esame di coscienza: l’alleanza con certe frange intolleranti, e la campagna di anticlericalismo ideologico fomentata da alcuni partiti della maggioranza, hanno creato il clima nel quale è maturata questa pagina vergognosa".
Il silenzio ha finora caratterizzato l’atteggiamento del governo sulla vicenda, ma adesso Prodi esprime "profondo rammarico" per la decisione di Benedetto XVI e spera in "una nuova occasione". Il premier solidarizza con il Pontefice e condanna "i gesti, le dichiarazioni e gli atteggiamenti che hanno provocato una tensione inaccettabile e un clima che non fa onore alle tradizioni di civiltà e di tolleranza dell’Italia". Il premier invita Ratzinger a "mantenere il programma originario" e dice: "Nessuna voce deve tacere nel nostro Paese e a maggior ragione quella del Papa".
Quella voce, però, una parte rumorosa di docenti e studenti della Sapienza non l’hanno voluta sentire e il leader della Lega Umberto Bossi commenta acre: "Mi meraviglia che i politici non abbiano difeso il Papa prima, quelle di queste ore sono difese tardive".
Per il ministro dell’Interno a impedire la visita papale non sono stati motivi di sicurezza. Quella, per Giuliano Amato, sarebbe stata garantita al cento per cento, mancavano invece le necessarie "condizioni di serenità". Le polemiche sono durissime e il centrodestra chiede "un atto riparatore" delle Camere e del governo. "Sono convinto che il Parlamento e il presidente Bertinotti sentiranno il dovere morale di sanare questo vulnus", dice il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. Da An appelli anche al presidente del Senato, Franco Marini. Per Gianfranco Fini la vicenda "ferisce le coscienze degli italiani". E per il portavoce di An, Andrea Ronchi, "dobbiamo chiedere scusa al Santo Padre". "Hanno vinto i teppisti e i loro cattivi maestri: Guarini si dimetta", dice Francesco Storace de La Destra. Il ministro dell’Università, Fabio Mussi, che con Walter Veltroni doveva parlare accanto al Papa, alla Camera riconosce il "manifesto errore che spero l’università italiana non commetta mai più". Parla "troppo tardi e troppo timidamente", lo rimprovera Gino Capotosti dell’Udeur. Per il sindaco di Roma e leader del Pd Veltroni "ogni atteggiamento di intolleranza fa male alla democrazia e alla libertà".
Il ministro della Famiglia Rosy Bindi è amareggiata: "Non è una bella giornata per la Repubblica". Ma c’è chi non la pensa così: Marco Pannella ironizza, Adriana Spera del Prc parla di "visita irrituale" e per Alessandro Pignatiello (Pdci) quello del rettore al Papa è stato un "invito in spregio alla Costituzione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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