Bernabò Brea (An): «Il centro sociale lasci il palazzo del Comune che occupa abusivamente». L’assessore Pastorino: «Se va via, gli troveremo uno stabile» Mancano case, ma Tursi non sfratta il Buridda

Bernabò Brea (An): «Il centro sociale lasci il palazzo del Comune che occupa abusivamente». L’assessore Pastorino: «Se va via, gli troveremo uno stabile» Mancano case, ma Tursi non sfratta il Buridda

La questione continua a far parlare. Anzi: inveire. Perché Gianni Bernabò Brea (An) non usa mezze parole, e tuona durante il consiglio comunale: «Il centro sociale di via Bertani va chiuso». E ora, dopo il j'accuse del presidente del municipio Centro Est Aldo Siri, che ha presentato un esposto alla procura della Repubblica, la questione rimbomba anche a Tursi. «Vengono somministrate bevande senza licenze, l'edificio non è a norma per la sicurezza, i residenti non ne possono più, non vengono pagati diritti alla Siae» è l'elenco di fatti che fa infuriare Bernabò Brea. Lui ricorda che An, esposti al riguardo ne ha già presentati parecchi, invano, anche alla Corte dei Conti «perché in questo momento di grave carenza di alloggi il comune non utilizza un edificio di grande valore economico». Non si fa attendere la risposta dell'assessore alla Casa, Bruno Pastorino. «Bisogna riconoscere anche il ruolo sociale del Buridda, questa cultura giovanile va compresa nel profondo» spiega. Poi però diventa più morbido: «Dovremo trovare un compromesso tra la reale emergenza abitativa e la richiesta di spazi per i giovani, eventualmente il Buridda si può trasferire». Ma quale trasferimento, Bernabò non ne vuole sapere: «Sono abusivi e non vanno trasferiti». La biasottiana Lilli Lauro intanto strepita: «Noi arancioni abbiamo presentato da mesi una mozione al riguardo e sarebbe stato opportuno discuterla oggi». L'impeccabile Giorgio Guerello, presidente del consiglio non si scompone: «Le mozioni sono tante e i tempi lunghi, solo le interpellanze rispondono alle urgenze».
Ma i momenti concitati non sono mancati. Neppure per le votazioni minori. Neppure per quelle 101 mozioni presentate sulle linee programmatiche di Marta Vincenzi. La settimana scorsa si erano discusse e ieri votate. Ma ecco, il colpo di scena. Alla numero 84 il tabellone indica 22 a 22. L'argomento è serio: «Garanzie per il pronto soccorso di Sestri». Lilli Lauro è in aula, ma il tabellone non registra la sua presenza. E come ormai è abitudine, qualcuno alza la mano e fa aggiunger un voto. La mozione di minoranza sarebbe passata secondo alcuni consiglieri di centrodestra. E invece no. I tre segretari approvano la votazione. E Musso sbotta: «Il voto non è regolare, chiedo la prova televisiva», è la richiesta a sorpresa dell'ex candidato sindaco. Il capogruppo ulivista Simone Farello prende la parola: «Musso sta facendo un'accusa grave». Uno dei segretari, l'azzurro Stefano Balleari, precisa: «Per la mole di lavoro in quei momenti non si riesce a verificare se i nomi che ci chiedono di aggiungere corrispondono a persone realmente in aula». Non se ne fa nulla, neppure per la prova tivù. Musso rincara la dose: «Noi stiamo diligentemente in aula, loro no, e se ogni tanto gli va male, nascondono la marmellata sotto il tappeto». Anche il pubblico contesta.

«Catasto: Marta Vincenzi non andare contromano» riporta uno degli striscioni presentati dagli uomini del pubblico impiego RdB cub. Sono contrari al decentramento delle funzioni catastali ai Comuni, votato ieri dalla maggioranza.

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