La biografia di Testori? Un fotoromanzo fatto di mille vite altrui

La grande mostra nella casa dello scrittore e una serie di iniziative per il centenario

La biografia di Testori? Un fotoromanzo fatto di mille vite altrui

Nella stupenda mostra Fotoromanzo Testori. Immagini di una vita (da oggi al 20 maggio 2023, a Novate, nella sede di Casa Testori) c'è una sala che riassume, come meglio non si potrebbe, chi fosse Giovanni Testori. Critico d'arte, allievo di Roberto Longhi, certo. Grande narratore, poeta e drammaturgo, certo. Editorialista corsaro, certo. Pittore, certo. E chissà cosa abbiamo dimenticato. Eppure... la grandezza di Testori sta nel cogliere l'infinito e la poesia nelle storie più comuni, che poi, a guardarle da vicino, a guardarle davvero, così comuni non sono. Anzi, leggendo Testori si capisce una cosa: le storie comuni non esistono se non nella pigrizia di chi le osserva e le dà per scontate. Tutte le storie sono uniche, e c'è un motivo: il diavolo è numero, e ci tratta da massa; Dio è parola, e ci chiama per nome, uno a uno. Ma non divaghiamo. In questa biografia per immagini, allestita con grande cura a Casa Testori, c'è un articolo non firmato tratto dalla prima pagina della Notte del 31 dicembre 1979. La foto che accompagna il pezzo è straziante. C'è un giovane tossico a terra, morto. Una figura si agita nella parte alta dell'immagine: è un prete che benedice. «Testori conosceva quel ragazzo - spiega Giuseppe Frangi, nipote dello scrittore, giornalista, raffinato critico d'arte e anima di Casa Testori - Aveva cercato di farlo smettere con l'eroina. Quando vide la foto, senza alcun preavviso, rimase scioccato. Questa vicenda, quasi dieci anni dopo, diventa il romanzo In exitu, poi adattato per essere recitato da Franco Branciaroli, nella parte del tossico, e da Testori stesso».

In exitu è un romanzo terribile, sordido e maestoso al contempo, scritto in una lingua inventata da Testori, che va dal borborigmo alla invettiva celiniana, in un argot, un (non) dialetto, che affonda le radici nel milanese. L'adattamento andò in scena, per la prima volta, alla stazione centrale di Milano. Incredibile la documentazione a disposizione del visitatore: ci sono le foto dello spettacolo, il video con le parti di Testori, che fu proiettato quando lo scrittore era ormai malato e non se la sentiva di partecipare fisicamente allo spettacolo. «Tra il pubblico - aggiunge Frangi - c'era Pier Vittorio Tondelli. Rimase sconvolto e scrisse a Testori».

L'attenzione per le storie comuni, che emerge chiaramente in altre sezioni della mostra, ad esempio quella dedicata ai giovani, risponde a sollecitazioni diverse. La prima, personale, dipende da un'idea maturata probabilmente nel corso della attività di editorialista. C'è un intero mondo (maggioritario) fuori dal radar dei grandi media. Si parla sempre dei contestatori, dei Sessantottini, dei Settantottini e così via. La maggior parte dei ragazzi, però, negli anni più caldi ha continuato a lavorare, studiare, talvolta pregare, come sempre. Chi racconta le storie dei pendolari, delle operaie, delle periferie? Testori conosceva bene questo mondo. Veniva da Novate, confinante con la periferia nord di Milano. Si muoveva con i treni regionali. Era uno scrittore nomade, come illustra una sezione di Fotoromanzo. Scriveva dappertutto, preferibilmente non nel suo studio. Lo vediamo infatti scrivere su una panchina di Quarto Oggiaro, al Parco Sempione, al Castello. E poi ci sono i bar, le osterie, i «trani» e i treni. Racconta Luca Doninelli, autore di due libri fondamentali su Testori, che lo scrittore, seduto al bar, si divertiva a immaginare quali storie potessero avere gli altri avventori.

Accanto a questo aspetto, c'è la «lombardità», definizione di Testori. Vale a dire, una cultura radicata nel realismo e nella religione. Massimo rappresentante: Alessandro Manzoni, autore del romanzo degli umili e della provvidenza, i Promessi sposi. A proposito, il gran romanzo appare due volte in Fotoromanzo Testori. Una prima volta, nella sala della mostra dedicata all'avventura del Salone Pier Lombardo: uno dei principali successi fu I promessi sposi alla prova, uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah con Franco Parenti. La seconda volta è in occasione della fotografia scattata nel corso dell'ultima uscita pubblica di Testori prima della morte (16 marzo 1993). Lo scrittore è seduto proprio nella platea del Pier Lombardo. Testori aveva voluto assistere alla Maria Brasca (tra l'altro, in scena al Teatro Franco Parenti fino a domani). Finita la commedia, Testori salì sul palco e lesse alcuni brani dei Promessi sposi alla prova, quelli su Milano, culla e tomba. «Il pubblicò - racconta Frangi - reagì con un applauso toccante seguito da un silenzio altrettanto commosso». Altrettanto impressionante è il video dell'ultima intervista televisiva rilasciata a Riccardo Bonacina per Raidue. Il set è la stanza d'ospedale di Testori al San Raffaele di Milano. Lo scrittore, in fin di vita, parla del dolore come momento chiave della vita. Da brividi.

Ieri, a Casa Testori, Frangi e il direttore Davide Dall'Ombra hanno presentato un ricco palinsesto di iniziative testoriane che interessano ben nove città e culmineranno, nel dicembre 2024, con un convegno milanese sullo scrittore. Sul sito casatestori.it saranno in evidenza avvenimenti e mostre. Qui ci limitiamo a elencare quello che colpisce, a prima vista: al Mart di Rovereto, da un'idea di Vittorio Sgarbi, potremo vedere Giovanni Testori e la pittura furiosa, da Romanino a Varlin, in una ideale linea espressionista. Al Teatro Out Off di Milano, dal 9 marzo va in scena per la prima volta Regredior (1992).

In maggio, al Teatro Oscar di Milano, Conversazioni con Testori, dall'omonimo libro di Luca Doninelli, regia di Paolo Bignamini, con Andrea Soffiantini. Dal punto di vista editoriale, molto atteso è il Meridiano Mondadori curato da Giovanni Agosti: una scelta di testi per dare un'idea coerente e scientificamente fondata di Giovanni Testori.

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