Blitz nella pizzeria in Duomo. In manette un terrorista turco

Kantik, a Milano come richiedente asilo, è il braccio destro di un boss mafioso. Stava pranzando con la compagna

Blitz nella pizzeria in Duomo. In manette un terrorista turco
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Un terrorista, fiancheggiatore di altri criminali. Marito della sorella di un pericolosissimo boss della mafia turca e suo uomo di fiducia. Ecco chi è Efe Kantik, 38 anni, il turco residente nel Milanese, a Binasco, in qualità di richiedente asilo e catturato venerdì pomeriggio subito dopo che era appena uscito da una pizzeria in zona Duomo, dove aveva pranzato insieme alla compagna e ad altri conoscenti. A fermarlo sono stati gli investigatori dalla SiSco di Milano, la Sezione investigativa del Servizio centrale operativo della polizia di stato diretti da Nicola Lelario. L'arresto è scattato in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip con accuse pesantissime: associazione per delinquere aggravata anche dalla transnazionalità e finalizzata alla commissione di una serie di reati tra cui detenzione e porto abusivo di armi, traffico internazionale di armi, ma anche favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, omicidi, stragi, traffico di stupefacenti, riciclaggio, falsificazione di documenti d'identificazione, ricettazione e autoriciclaggio. Kantik è infatti il cognato del ben più noto Baris Boyun, il 39enne boss della mafia turca arrestato nella frazione viterbese di Bagnaia alla fine di maggio insieme ad altri 20 complici curdi nel corso di una vasta operazione di polizia che oltre all'Italia ha visto coinvolte la Svizzera, la Bosnia e l'Olanda. Accusati di banda armata con finalità di terrorismo questi criminali, noti come «la banda dei Dalton», sono sospettati di aver organizzato l'omicidio di un rivale a Berlino e un attentato - poi fallito grazie alla collaborazione tra la polizia italiana e quella del Bosforo - a una fabbrica di alluminio in Turchia, a Tekirdag. Per dirla tutta i Dalton rappresentano un vero e proprio clan composto da mafiosi turchi e curdi che trafficano in droga e armi e che da anni ormai sono impegnati in una guerra con altri gruppi che hanno seminato morti in giro per l'Europa.

Dopo essere stato trasferito al 41bis, il regime di carcere duro, Boyun avrebbe utilizzato suo cognato, intanto venuto a vivere nel Milanese, per continuare a comandare dal carcere. Il provvedimento cautelare spiccato venerdì nei confronti di Kantik scaturisce infatti proprio dalle indagini degli investigatori che avevano prima catturato Boyun, quindi oltre che da quelli della Sisco di Milano, anche dai loro colleghi della Squadra mobile di Como e da quelli del Servizio centrale operativo (Sco) di Roma.

Stando all'inchiesta coordinata dalla sezione antiterrorismo della Procura di Milano, Kantik sarebbe arrivato nel Milanese proprio dopo l'arresto del cognato e della sua banda a maggio scorso, come richiedente asilo, ma in realtà principalmente per

proteggere il boss da eventuali attentati di gruppi rivali e far fronte a tutte le sue necessità. Boyun riusciva infatti a comunicare le sue volontà al cognato anche attraverso dei pizzini consegnati durante i colloqui in carcere.

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