Un boato, poi il sangue «Così la mia Gabriella è sparita tra le lamiere»

Igor Traboni

da Roccasecca (Frosinone)

L’ha cercata disperatamente in tutti gli ospedali della provincia di Frosinone, da Cassino a Pontecorvo fino a Sora, vagando come un pazzo, come solo un padre disperato sa fare, ma la sua piccola era già stata caricata su un elicottero e portata d’urgenza al San Camillo di Roma.
Nella confusione dopo le scene apocalittiche dei due treni accartocciati l’uno sopra l’altro, la ragazzina, Gabriella, 8 anni è rimasta a lungo negli occhi dei soccorritori, come in quelli delle forze dell’ordine che hanno steso un cordone di sicurezza attorno alla piccola stazione del paese ciociaro. Così come è indelebile l’immagine del padre di Gabriella e delle sue parole intrise di angoscia: «Un attimo prima del boato avevo accanto a me Gabriella, le avevo appena passato un panino col prosciutto e l’istante dopo non l’ho più vista, sballottata chissà dove da quell’impatto terribile». Un padre emigrato in Inghilterra che stava tornando con la famiglia in Ciociaria per le feste, un uomo piombato nella disperato più cupa che ha ritrovato sollievo solo quando gli è stato comunicato che la sua Gabriella era viva in ospedale, anche se in coma con diverse fratture. Feriti anche la madre e il fratello, se pur in modo lieve.
Da un altro angolo, sbuca Mario, 32 anni, impiegato del ministero del Tesoro, a Roma, una delle centinaia di pendolari che ogni giorno percorrono questa tratta infernale dalla Ciociaria verso la Capitale. Ieri aveva chiesto un paio di ore di permesso al capoufficio ed era uscito prima per poter accompagnare la moglie in ospedale, per l’ultima ecografia prima della nascita del primogenito tanto atteso.
«Stavo pensando al bambino che nascerà, ne stavo parlando con un signore seduto accanto a me - racconta Mario -. Poi ho sentito un botto tremendo e le pareti del treno che venivano giù. Ho visto quel signore tutto sporco di sangue e ho pensato che stavo per morire, che mio figlio sarebbe nato orfano. Poi non ricordo più niente e mi sono ritrovato in stazione, ho chiamato subito mia moglie per tranquillizzarla. Ho una botta in testa ma non voglio andare in ospedale, fatemi andare subito a casa».
Tra i primi a prestare soccorso, anche Albino, poliziotto in pensione, di Roccasecca. «Ho visto una scena apocalittica, inspiegabile. Stavo aspettando che arrivasse il treno quando, all’improvviso, ho udito una sorta di spostamento d’aria e poi un fragore di vetri, grida di aiuto e di terrore. Sono uscito all’esterno e ho visto una locomotiva sopra l’altra. Doveva esserci mio figlio su quel treno, ma non è riuscito a prenderlo perché ha fatto tardi. Meno male, però mi dispiace per tutta questa gente».
Valentina Carlino, una studentessa ventenne di Cassino, racconta: «Siamo partiti da Roma alle 14.15 a bordo del treno regionale diretto a Campobasso. All’improvviso alla stazione di Roccasecca abbiamo urtato un treno fermo, forse perché abbiamo preso il binario sbagliato. Il treno si è impennato e si è accartocciato. Per terra ho visto subito decine di feriti e sangue dappertutto. Io e mia madre siamo vive per miracolo».
Alla madre, e alla sua piccola sbadataggine, deve più di qualcosa anche Annalisa, una giovane impiegata di Roccasecca che invece stava tornando a Roma, dove lavora. «Mamma mi aveva accompagnata - racconta con le lacrime agli occhi -, ma poi ha dimenticato una cosa in macchina e così siamo tornati indietro.

Avevano capito di aver perso il treno, eravamo nel sottopassaggio quando abbiamo sentito quel botto tremendo proprio sopra le nostre teste. Siamo risalite in superficie e non credevamo ai nostri occhi, mai visto niente di simile».

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