Dato per morto e risorto molte volte, il Bitcoin potrebbe arrivare a battere il suo record storico. Ieri, infatti, la criptovaluta più capitalizzata al mondo ha raggiunto i massimi da oltre due anni sfondando quota 67mila dollari. Il primato è a poca distanza, ed è datato novembre 2021: quando la cripto arrivò a sfiorare i 69mila dollari. Il trend sembra suggerire che sia solo questione di tempo, anche perché solo nell’ultimo mese il bitcoin ha accresciuto di oltre il 50% il suo valore.
I motivi sono più di uno: il primo, più scontato, è il via libera del mese scorso da parte della Secutities and Exchange Commision, l’equivalente della Consob italiana, alla commercializzazione del primo fondo indicizzato (Etf) sul bitcoin. Una specie di lasciapassare per l’«alta società» della finanza, dopo una vita finora caratterizzata da forti fiammate speculative accompagnate da un ampio e diffuso ostracismo delle istituzioni. L’ok agli Etf ha portato nuovo appeal su un settore che sembrava aver perso il suo smalto. L’evento ha trascinato altre cripto come Ethereum e Cardano (giusto per citarne due) che hanno vissuto un’impennata delle loro valutazioni, forse nella speranza di nuovi Etf su altre cripto.
C’è tuttavia anche un altro elemento che va a spingere il rally di quest’ultimo periodo: il prossimo 16 aprile 2024 avverrà l’halving del bitcoin. Si tratta di un dimezzamento della produzione di nuove criptomonete che si verifica all’incirca ogni quattro anni. L’ultimo è stato a maggio 2020 e fu da antipasto a un grande rally. Ad aprile 2024 il ritmo di creazione dei bitcoin passerà da 6,25 a 3,12 ogni 10 minuti.
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