Settimana negativa quella appena trascorsa che risente del timore degli investitori che, a seguito dei dati americani molto positivi sull’occupazione, vedono avvicinarsi sempre di più la possibilità che la FED aumenti i tassi il prossimo 26 luglio di ulteriori 25 bp dopo lo stop dell’ultimo meeting. La decisione crediamo che dipenderà anche dal dato di inflazione di giugno atteso per mercoledì 12 giungo prossimo che dovrebbe comunque avere un 3 davanti (a maggio si era fermata al 4%).
A livello di titoli azionari, in gran spolvero Saipem, che nella settimana fa segnare un +14,2%. Gli analisti cominciano a prezzare i due nuovi contratti per 1 miliardo di euro (la notizia era del 29 giugno) relativi ad attività di EPCI offshore in Medio Oriente e per lo sviluppo di droni sottomarini in Brasile. Seconda posizione per Nexi, che continua il recupero della scorsa settimana sulla scia dei rumors su Worldpay. Terza posizione per Fineco grazie ai dati di raccolta netta di giugno, pari a 765 milioni, che supera così per il terzo anno consecutivo la soglia di 5 miliardi nel primo semestre
Settimana negativa per Amplifon, che lascia sul terreno il 9,6% anche per effetto di un report di Intermonte che ha ridotto il target price a 35 euro dai precedenti 41 e ridotto il giudizio da “outperform” a “neutral”. Interpump e Terna lasciano invece sul terreno il 5,4% e il 4,4% rispettivamente nella settimana, in assenza di notizie particolari.
Nel momento in cui la crescita economia sembra ridurre la sua spinta, ci siamo chiesti quale sia il settore aciclico che più di altri è in grado di trainare il PIL del nostro Paese anche quando l’economia rallenta. E ci siamo anche dati la risposta: quello del turismo. Secondo l’indagine condotta dalla Banca d’Italia sul turismo internazionale, nel 2022 la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia è più che raddoppiata rispetto all’anno precedente, riportandosi in prossimità dei livelli pre-pandemia, anche se in termini reali risulta tuttavia ancora inferiore di quasi il 10%. La spesa dei viaggiatori italiani all’estero è cresciuta in misura analoga e quindi ne è derivato un consistente ampliamento dell’avanzo della bilancia dei pagamenti turistica, tornata al livello del 2019 (1,0% del PIL contro lo 0,5% nel 2021). In un contesto di ripresa del turismo internazionale a livello globale, la quota di mercato dell’Italia è significativamente cresciuta, dal 3,9% al 4,5%. La spesa per viaggi di vacanza è stata trainata soprattutto da quelli culturali e dalle visite alle città d’arte, che erano stati maggiormente penalizzati durante la pandemia. E il 2023 sarà l’anno record, con una crescita ulteriore del 3,2% (che significa 2,8 milioni di presenze e 8,6 milioni di pernottamenti in più rispettivamente) dopo il +21% del 2022 e il +45,8% del 2021. Secondo le stime di Demoskopika, in Italia sono previsti arrivare 68 milioni di turisti con quasi 267 milioni di pernottamenti, con una spesa complessiva di circa 46 miliardi di euro. Non solo. Il giro d’affari complessivo che il turismo è in grado di generare nel nostro Paese è di circa 100 miliardi, vale a dire quasi il 5% del PIL.
Fin qui i dati complessivi. Ma esiste anche un turismo cosiddetto di alta gamma in grado di generare ricavi mediamente superiori a circa 8 volte quelli del turista medio. Questo, oltre ad avere ricadute tangibili (i turisti di fascia alta spendono di più) ha anche ricadute decisamente positive per l’occupazione con quasi il doppio dei dipendenti a parità di dimensione della struttura ricettiva. Secondo lo studio “High-End Tourism di ECCIA, il turismo di alta gamma rappresenta il 2% delle strutture ricettive in Europa, genera quasi il 22% del fatturato turistico complessivo, concorre a circa il 22% della spesa in alloggi e fino al 33% della spesa per cultura, intrattenimento e shopping.
I 5 maggiori Paesi europei in grado di generare il 75% del valore complessivo del turismo di fascia alta sono:
Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. Dai macro-dati del segmento alto di gamma, rispetto al valore totale del turismo emerge questo scenario:
Francia: il segmento vale circa € 22-27mld (totale turismo di € 85-100mld);
Germania: il segmento vale circa € 5-10mld (totale turismo di € 65-85mld);
Italia: il segmento vale circa € 25mld (totale turismo di € 80-100mld);
Spagna: il segmento vale circa € 20-25mld (totale turismo di € 75-95mld);
Regno Unito: il segmento vale circa € 30-35mld (totale turismo di € 80-100mld)
Crediamo che per cultura, storia, varietà del territorio e città d’arte, l’Italia non abbia rivali in Europa e sia in grado di attirare un turismo alto di gamma decisamente maggiore rispetto agli altri paesi arrivando a sommare almeno 50 miliardi di euro. Certo occorre investire ed agire su alcune leve strategiche volte ad attirare turisti oggi diretti verso altre destinazioni. In che modo? Se vogliamo anche abbastanza semplice:
investendo sul turismo sostenibile con un’offerta in linea con la green economy e con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU;
Sviluppare il turismo naturalistico, colmando il gap rispetto ad altri Paesi e promuovendo destinazioni oggi considerate secondarie;
Investire su infrastrutture legate alla mobilità per i viaggiatori di alta gamma;
Armonizzare e facilitare le politiche di rilascio dei visti;
Creare e promuovere un sistema della formazione dell’ospitalità e del turismo, focalizzato sull’alto di gamma.
Favorire l’interlocuzione con tutti gli stake holder di settore al fine creare meccanismi di governance comuni soprattutto per quanto riguarda le azioni di Marketing & Distribution.
E’ strano che con 100 miliardi attuali di indotto, le imprese del turismo siano poco o nulla rappresentate in Borsa.
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