da Stoccarda
Crisi finanziaria e congiuntura internazionale, su cui pesa la forza delleuro così come il rincaro vertiginoso delle materie prime, rallentano il passo di Bosch: il giro daffari sale del 6% rispetto al 2006 a quota 46,3 miliardi, ma il risultato finanziario è in lieve flessione. In Italia, che per il gruppo tedesco rappresenta il terzo mercato al mondo, il fatturato cresce del 7,3% e rafforza limpegno a mantenere le posizioni: «La competitività tra i vari Paesi si fa sempre più forte - conferma al Giornale Wolfgang Chur, membro del comitato direttivo - ma riteniamo che le direttrici di sviluppo e dinvestimento non debbano cambiare». Investimenti che nellultima decade hanno portato nel nostro Paese a una presenza significativa delle attività produttive nei settori strategici di Bosch, in particolare nellambito della componentistica per i sistemi di alimentazione di motori diesel (Puglia) e dei sistemi di frenatura (Lombardia), per una galassia che oggi conta tredici stabilimenti produttivi, undici società controllate e due centri di ricerca e sviluppo, con 5.500 dipendenti e un giro daffari di 2,5 miliardi.
«È importante - afferma lad di Bosch Italia, Massimo Guarini - che il Paese possa avvalersi di opportuni elementi di attrattività sotto il profilo normativo, snellendo la burocrazia per non ostacolare uneventuale scelta strategica in favore di ulteriori localizzazioni produttive». Già in passato si erano rivelati determinanti gli incentivi agli investimenti e ai progetti di ricerca nel convincere Stoccarda a mantenere le attività esistenti e a lanciarne di nuove. «Ma ha avuto il suo peso - aggiunge Guarini - anche lopportunità di contare su un sistema di relazioni consolidate tra le aziende e il mondo della formazione tecnica e delluniversità.
E una conferma dovrebbe giungere a breve da una nuova acquisizione della multinazionale tedesca nellambito delle attrezzature per officina.
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