Il boss che vendeva saponette: «Grazie per avermi arrestato»

Il boss che vendeva saponette: «Grazie per avermi arrestato»

(...) Tutto sembrava tranne la persona che era riuscita a diventare uno dei cento latitanti più pericolosi d'Italia. «Titolo» ottenuto grazie alla particolare classifica diramata dal ministero dell'Interno che individuava i pregiudicati da inserire in un «speciale programma di cattura». Cattura avvenuta grazie alle indagini della squadra mobile di Genova, capitanata da Claudio Sanfilippo.
Ora, il pregiudicato dovrà scontare 11 anni di reclusione, inflitti dal tribunale di Genova per traffico di sostanze stupefacenti, violazione della legge sulle armi, munizioni, aggressivi chimici in concorso, e associazione a delinquere di stampo mafioso. In pratica tutti reati legati alla sua specialità: dimestichezza con gli esplosivi. Capacità che lo ha presto fatto ingaggiare dai signori del racket nostrano. In particolare quello ligure e del basso Piemonte. A Fraterrigo appartengono le responsabilità per l'attentato incendiario al night club «Dondolo», nell'alessandrino. Ma non è finita: su di lui pendono altri gravi capi d'imputazione da parte delle procure di Reggio Calabria e Caltanisetta. Reati sempre di stampo mafioso per cui verranno presto notificate nuove ordinanze di custodia cautelare.
In Liguria era legato al clan siciliano Emanuello-Madonia. Ma non disdegnava rapporti di lavoro con i Fiandaca. Famiglia legata al traffico internazionale di stupefacenti, ben radicata sul territorio genovese. Era inoltre un uomo in grado di tenere i contatti tra mafia siciliana e americana «grazie» al legame familiare con don Calogero Sinatra, noto esponente mafioso italoamericano.
«Per il suo arresto - ha spiegato ieri il dirigente della squadra mobile Claudio Sanfilippo - c'è stato un ottimo lavoro di coordinazione tra squadra mobile, Interpol e polizia rumena». Era latitante dal novembre 2002, da quando era diventata esecutiva una prima condanna in contumacia stabilita dalla procura di Genova e quella di Reggio Calabria, ma le indagini che hanno portato Fraterrigo in manette sono scattate lo scorso aprile. «Anche se la fase che ha portato alla cattura ha avuto un'evoluzione rapida nelle ultime ore» spiega Sanfilippo.
Tutto è partito dal controllo di un numero di un altro pregiudicato che manteneva i contatti con Fraterrigo. Da lì, gli agenti sono risaliti a una scheda telefonica rumena che utilizzava l'esperto «artificiere» per brevi conversazioni. Telefonate che evidenziavano la difficile situazione economica del latitante. Una di queste, però, ha permesso l'arresto: la chiamata indirizzata alle figlie della donna presso cui trovava dimora il pregiudicato in Romania. Gli uomini della polizia genovese si sono precipitati a Teramo, dove si trovavano momentaneamente le due giovani.

Hanno posizionato sotto l'autovettura delle donne un sistema gps, che ha presto condotto gli agenti al covo rumeno.
Ora Fraterrigo arriverà a Genova tra una ventina di giorni, non appena saranno ultimate le pratiche per l'estradizione. La fine di un incubo, dunque. Non solo per lui.

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