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Bova: «Ho bisogno di stimoli rischio e vado a Hollywood»

Lucio Giordano

da Ischia

Destinazione Hollywood. Tra poco più di una settimana Raoul Bova tornerà negli Stati Uniti per interpretare What about Brian, dodici puntate di un serial tv prodotto dal network americano Abc. Ad Ischia, ospite del Film & Music fest, in compagnia dell’inseparabile moglie Chiara Giordano, l’attore si gode dunque gli ultimi giorni di vacanza, prima di preparare i bagagli.
Quante valige porterà?
«Tante. Starò via quasi un anno, purtroppo. Poi magari dopo le prime quattro puntate gli ascolti non sono buoni, la serie chiude e io torno a casa».
Purtroppo, dice. Mi permetta allora: chi glielo fa fare?
«L’esigenza di nuovi stimoli. Ne sento il bisogno. Non voglio atrofizzare il cervello, fare questo lavoro in modo abitudinario. Tutte le volte che mi siedo sugli allori sbaglio».
Le è già capitato?
«Quando nuotavo. La sconfitta peggiore l’ho vissuta quand’ero convinto di stravincere».
Mai abbassare la guardia. Ha già organizzato la sua vita americana?
«Ho preso in affitto un appartamento a Muholland drive, con giardino è una pozza per far nuotare i bambini. Vicino c’è un centro sportivo dove anch’io conto di allenarmi».
Porterà dunque anche i suoi due figli. Non pensa di stressarli facendo avanti e indietro dagli States?
«Perché mai? Per loro sarà una buona esperienza. Li ho già iscritti a scuola, impareranno l’inglese. L’alternativa sarebbe lasciarli a Roma con i nonni».
Non ti privare mai della loro presenza, le ripeteva spesso Sophia Loren, sul set di Ferdinando e Carolina.
«E le ho dato retta: il mio equilibrio in fondo lo devo proprio alla mia famiglia».
Sua moglie è d’accordo sulla sua scelta americana?
«L’ha accettata, anche se vorrebbe mi rilassassi un po’ di più. Ma non è il momento. Se parto, lo faccio anche perché c’è lei. La sua presenza mi fa sentire tranquillo».
Sono cinque anni che fa la spola con Hollywood. Come trascorre le sue giornate lì?
«Faccio provini, vado molto al cinema, seguo i corsi d’inglese. Partecipo a qualche festa organizzata a Beverly Hills dai produttori».
Le piace farlo?
«Fa parte del gioco, sono pubbliche relazioni importanti per la mia carriera».
Cos’ha di diverso il cinema americano dal nostro?
«In Italia c’è più invidia tra colleghi. A Hollywood invece ci si allea per la riuscita del film».
E tecnicamente?
«Non ci sono tante differenze, a meno che non si parli di kolossal. Il film della serie di Alien al quale ho partecipato, aveva un’organizzazione incredibile: uno strepitoso videogioco. Divertente, per carità. Ma il cinema è fatto di storie. E quando mi si propone una fiction come quella sul giovane Wojtyla, corro».
Di cosa parla What about Brian, il nuovo telefilm?
«È la storia di tre coppie sposate e un single, alla Friends per intenderci, con i problemi sentimentali di tutti: crisi coniugali, la difficoltà di avere figli. Nella fiction sposo una donna più grande di me, Rosanna Arquette ma le cose tra noi non vanno troppo bene».
Altri progetti americani?
«Un paio di film, ma niente di sicuro ancora».
Se dovesse andar male come reagirebbe?
«Serenamente. Ho imparato che devo rischiare per non dover mai dire: rimpiango di non averci provato. Ecco, io ci provo, se va male torno in Italia».
Dove ha già un film in uscita e una fiction.
«Al cinema uscirà presto La fiamma sul ghiaccio di Umberto Marino, storia d’amore tra una barbona interpretata da Donatella Finocchiaro e un ragazzo malato. Poi su Canale 5 andrà in onda Attacco allo Stato, sugli omicidi Biagi e D’Antona dove interpreto un poliziotto della Digos».
Quanto si è documentato per interpretare un film su un tema così impegnativo?
«Molto. Ho letto giornali, libri. Ma è un universo così complesso quello del terrorismo che alla fine ho lavorato soprattutto di pancia, senza lasciarmi tentare dalla ricostruzione fedele dei fatti e della psicologia del mio personaggio».
Farà ancora il buono.

Non l’attirano ruoli da cattivo?
«Recitare la parte di un buono è più complicato e, dunque, più stimolante. Certo, interpretare un cattivo in un western non mi dispiacerebbe. Peccato però non ci sia più Sergio Leone a dirigermi».

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