Mimì non c'entra nulla con la Bohème di Puccini. Piuttosto assomiglia a Nosferatu, in versione pizzaiolo sotto un Vesuvio avvolto dai controluce e dal buio. Come in ogni atmosfera in cui si aggirano vampiri, abilissimi però a tenersi lontani dal clima horror perché questa è una storia plasmata dai sogni e dal desiderio di fuggire dalla realtà e i Carpazi a Posillipo rappresentano bene l'astrazione e la capacità di scollegarsi dalla terra. Mimì - Il principe delle tenebre è l'ultima fatica di Brando De Sica, figlio di Christian e nipote di nonno Vittorio e zio Carlo Verdone, proposta ieri fuori concorso al Locarno film festival.
Una favola italiana dove il protagonista dai piedi deformi incontra Carmilla, che si dice discendente del conte Dracula, con la quale decide di fuggire da un mondo cinico e violento. Claudicante, Mimì è il ritratto del giovane un po' bullizzato un po' rassegnato a sopportare con la pazienza dell'assuefazione tutte quelle prevaricazioni per le quali l'unico lenitivo gli viene offerto da Giusi, transgender dal cuore buono, che non gli nega l'affetto di cui il resto del mondo è avaro.
Insomma è tutto un po' astrazione, come in ogni sogno che si rispetti e in ogni desiderio di allontanarsi dalla quotidianità. E Napoli è stata scelta dal regista proprio perché forse, dove è più scintillante il sole, è più forte anche l'ombra. E nel buio si nascondono i profili dei protagonisti Domenico Cuomo e Sara Ciocca, reduce da un altro giro di fantasmi, stavolta più buffi e ridicoli come quelli di Una famiglia mostruosa e Un matrimonio mostruoso di Volfango De Biasi. Una storia cupa che offre però una via d'uscita grazie alla freccia di Cupido abile a unire Mimì e Carmilla, due emarginati attaccati all'unico salvagente possibile, il sentimento. I due volti di Amore e Psiche in una Napoli esoterica e magica tra Cagliostro e Dracula dove, secondo la leggenda, sono ospitate le spoglie mortali del conte moldavo, forse seppellito nella chiesa di Santa Maria La Nova. Brando De Sica non è nuovo al mondo degli ectoplasmi.
Con il papà aveva girato Sono solo fantasmi, creature cioè che permettono di scandagliare la sofferenza di chi è diverso e, in molti casi, la solitudine dell'oggi in cui fuggire dai social significa ritrovarsi con se stessi in una torre d'avorio di avatar.
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