Alberto Pasolini Zanelli
da Washington
La nave di Inácio naviga il grande fiume controcorrente, verso lansa del ballottaggio, con i suoi pericoli di imboscate. Lo indicano, almeno, gli exit poll pubblicati dopo la chiusura delle urne e anche i primi risultati ufficiali che danno probabile una nuova sfida tra il «presidente operaio» e il suo rivale Geraldo Alckmin. Lula infatti è al 46,8 per cento dopo circa metà dei voti scrutinati, contro il 43,4 di Alckmin. E - secondo gli analisti politici - se lo scarto finale dovesse attestarsi intorno a 3-4 punti, la rielezione del presidente uscente sarebbe in grave pericolo.
Eppure fino a poche ore era parso che il ballottaggio non sarebbe stato necessario: il pittoresco vascello elettorale di Lula si era accumulato negli ultimi due-tre mesi un vantaggio considerevole sullinseguitore moderato Alckmin e la dissidente di sinistra Helena. Poi negli ultimi giorni è arrivata londata degli scandali. Niente di particolarmente nuovo né secondo le consuetudini politiche brasiliane, né per quanto riguarda i personaggi. Si sapeva che fra i fedeli di Lula nel Partito dei Lavoratori e in seno al governo agivano molti uomini corrotti, il che aveva costretto il presidente, personalmente non coinvolto, a una serie di dolorose e devastanti epurazioni interne. La gente si era arrabbiata ma, passato limpatto immediato, si era riconciliata con Lula un po non ritenendolo responsabile personalmente, un po perché il suo governo ha lavorato in complesso bene nel settore cui ha dedicato quasi tutti i suoi sforzi: gli aiuti ai ceti più poveri ed emarginati, un miglioramento della loro condizione economica e civile. Tutto questo ai danni della classe media e mettendo a rischio lintera economia brasiliana. Ma un rischio non è una catastrofe consumata e così le simpatie degli elettori hanno continuato a riflettersi su come Lula ha lavorato e non su come i suoi si sono riempiti le tasche.
Ma proprio a pochi giorni dal voto è scoppiato, probabilmente telecomandato vista la data, un nuovo scandalo, non più grave dei precedenti ma molto più visibile e contenente atti molto più sfrontati. Tutto il Paese ha visto i rotoli di banconote passare da una saccoccia allaltra di esponenti dellindustria, dei sindacati e soprattutto del Partito dei Lavoratori. Si è così sviluppata una reazione più forte del solito, che questa volta Lula non è stato in grado di affrontare nella sua maniera rilassata. Anzi sembra avere perduto un po la testa ed è giunto al punto di disertare lultimo dibattito pre elettorale con il leader dellopposizione, evidentemente per risparmiarsi limbarazzo di un dibattito concentrato soprattutto sulla «questione morale».
Anche solo questo gesto può essergli costata lelezione al primo turno. Ed ora il probabile ballottaggio aprirà una nuova campagna elettorale di quattro settimane obbligatoriamente dominata dallargomento, quello della corruzione, in cui Lula è più debole rispetto allavversario del centrodestra (anche se il suo partito si chiama Socialdemocratico), le cui quotazioni sono infatti rapidamente salite nelle ultime settimane, portandolo a ridosso di Lula.
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