Il vecchio cavallo di battaglia del Brunetta furioso è sempre quello, sprechi, sprechi, sprechi. Ha l’accetta in mano, il ministro, e, taglia qui e sforbicia là, può capitare che qualcuno rimedi uno sbrego. È capitato a Michele Placido, regista impegnato che celebra il ’68 con i capitali della berlusconiana Medusa (Il grande sogno) e che suo malgrado è diventato un aggettivo dispregiativo nell’ultima bordata brunettiana contro i parassiti del cinema, i grandi intellettuali che sfornano pellicole inguardabili tanto paga Pantalone: «Questo è un pezzo di Italia molto rappresentata, molto “placida” e questa Italia è leggermente schifosa».
Placido non ha molto gradito l’accostamento a quel pezzo di Italia placida e leggermente schifosa, e ha annunciato querela al ministro, con una lettera furente dove spiega di non aver ricevuto quattrini pubblici per gli ultimi tre film: «In Francia sarei un pezzo della cultura francese, qui invece sono un pezzo, come ha detto lei, leggermente schifoso. Forse vengo ingiuriato da lei perché ho dichiarato che non ho mai votato per il presidente Berlusconi?».
La querelle è proseguita (e sicuramente proseguirà, almeno in tribunale) reclutando sostenitori di Brunetta e difensori di Placido (o, viceversa, difensori di Brunetta e sostenitori di Placido, visto che il regista contrattacca querelando). Tra i primi c’è Sandro Bondi, ministro per i Beni culturali chiamato in causa proprio da Brunetta nell’appello contro il parassitismo culturale di certa intelligenza artistica, per via dei tagli al famigerato Fus, benedetti da Brunetta, maledetti dalla Casta cinematografica. Bondi ha solidarizzato col collega «denunciato da Michele Placido soltanto per aver espresso liberamente ciò che pensa la maggioranza silenziosa degli italiani e ciò che penso anche io». Pro-Placido sono scesi in campo il Pd, l’Udc con Casini («Si informi sulla carriera di Placido»), qualche attore, il regista Carlo Lizzani che rievoca scenari da Italia anni ’50, il presidente del Veneto Giancarlo Galan, che bacchetta il ministro perché fa «di tutta l’erba un fascio, in Italia la cultura non è nelle condizioni di vivere senza l’aiuto pubblico», e l’Associazione Centoautori capitanata da Andrea Purgatori, che dà del becero a Brunetta e addirittura chiede la testa del ministro Bondi. Una proposta arriva da Maurizio Gasparri, che rilancia una provocazione di Carlo Rossella, presidente di Medusa («chi ha una sceneggiatura di destra me la mandi») e dice: «Perché Medusa non ha fatto un bel film sull’abbattimento del Muro di Berlino, magari una storia d’amore fra un ragazzo e una ragazza che divisi dal Muro si baciano alla fine davanti alla Porta di Brandeburgo? Lancio questa sfida ai giovani del Pdl, mandate una sceneggiatura».
E mentre i giovani del Pdl scrivono sceneggiature di destra, Brunetta torna all’attacco dal suo programma radio su Rtl 102,5, Il Brunetta della domenica: «Lo Stato deve finanziare la cultura, ma mescolare cultura e
spettacolo è un imbroglio, dunque io dico: non diamo un euro ai film, si arrangino. Lo Stato ha il dovere di finanziare la cultura che vuol dire varie cose, dalle biblioteche ai restauri. Altra cosa però è lo spettacolo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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