Se avete fame di Letteratura, potete rileggere Fame (Marsilio, pp. 208, euro 15) di Knut Hamsun, nella nuova traduzione di Maria Valeria D'Avino. Quando fu pubblicato nel 1890, Fame sembrò il superamento del naturalismo. Senza vero inizio e senza vera fine, il romanzo raccontava la vicenda di uno scrittore col grave problema di racimolare i soldi per un pasto. A poco servono gli articoli grotteschi che vende ogni tanto ai direttori dei giornali. La società di Kristiania (Oslo, capitale della Norvegia) si direbbe fatta apposta per escludere un tipo come il protagonista del libro. Rispetto alle traduzioni precedenti, inclusa quella storica di Ervino Pocar per Adelphi, quella proposta ora rivendica una maggior aderenza ai passaggi scabrosi. Tra parentesi, in copertina c'è un autoritratto di Wyndham Lewis, pittore maledetto, autore di un elogio a Hitler, innocuo vegetariano e valido anticomunista. Fame fu un successo internazionale e valse la notorietà grazie alla quale Hamsun vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1920. Durante la Seconda guerra mondiale, lo scrittore norvegese fu uno strenuo sostenitore del nazismo. A suo dire, Adolf Hitler era un eroe del genere umano, impegnato in un conflitto destinato a salvare l'Europa da una doppia minaccia: la Russia sovietica ma anche la detestata anglosfera. Nel 1945, fu arrestato, imprigionato e processato. Se la cavò perché anziano (classe 1859). Morì nel 1952. Knut Hamsun è uno scrittore maledetto come gli altri che presentiamo in questo numero speciale di Controcultura. Collaborazionisti (Luis-Ferdinand Céline e Robert Brasillach) e socialisti eretici (George Orwell) eppure scrittori grandi e sorprendenti. Brasillach fu fucilato durante l'epurazione per aver attivamente sostenuto i nazisti in Francia (era firma di punta della rivista Je suis partout, violentemente antisemita). A nulla servì l'appello in sua difesa firmato da scrittori come Albert Camus, François Mauriac e molti altri certamente non accusabili di intelligenza col nemico nazista. Il romanzo che presentiamo in questa pagina, inedito in Italia, è sorprendente, proprio perché qualcosa non torna rispetto all'immagine solita del suo autore. Qui Brasillach condanna l'Occupazione. Orwell fu sempre un socialista rivoluzionario ma prese le distanze dal pacifismo della sinistra inglese davanti al nazismo. Prese inoltre le distanze dallo stalinismo in epoca non sospetta, cioè ai tempi della guerra di Spagna, quando una manina fece sparire i suoi diari del periodo, riapparsi per un attimo in Russia, dopo la caduta del Muro, e subito spariti in qualche archivio misterioso.
Nelle pagine seguenti presentiamo documenti inediti su Céline nel pieno della Prima guerra mondiale, da mettere a confronto con il Guerra postumo pubblicato da Adelphi, e le poesie di George Orwell, largamente inedite in Italia.
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