C'è futuro per l'Italia. Grazie a un Ct che si è scusato e ha cambiato anche se stesso

Luciano Spalletti ripete che la sconfitta di Berlino con la Svizzera non la dimenticherà nemmeno con la qualificazione alla coppa del mondo americana

C'è futuro per l'Italia. Grazie a un Ct che si è scusato e ha cambiato anche se stesso
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Dalle stelle di Londra alle stalle di Berlino. Il 2024 della Nazionale di calcio è un fallimento. L'Europeo da dimenticare disputato da campioni in carica grazie alla notte di Wembley, quella dell'abbraccio tra Mancini e Vialli, è una macchia indelebile che si aggiunge alle due apocalissi delle mancate qualificazioni ai Mondiali. Luciano Spalletti ripete che la sconfitta di Berlino con la Svizzera non la dimenticherà nemmeno con la qualificazione alla coppa del mondo americana. Che rimane il vero obiettivo da quando nel 2023 rispose presente alla chiamata della Federazione dopo la fuga ferragostana di Mancini nell'eldorado effimero dell'Arabia Saudita. E proprio il pentimento dell'ex ct per quella scelta, manifestato su queste pagine, fa capire il valore di Spalletti. Che ha perso il sonno per la lezione dei vicini di casa in terra di Germania, si è preso la responsabilità per una spedizione sbagliata dall'inizio alla fine, ma ha avuto la forza di cambiare. A partire da se stesso. Ha smesso i panni dell'allenatore e indossato quelli del selezionatore. Basta convocazioni extralarge, ma porte aperte a tutti scegliendo sempre il meglio del campionato arruolabile in quel momento. Ha adattato il modulo ai giocatori selezionabili. Ha aperto davvero un nuovo ciclo inaugurando una delle Nazionali più giovani di sempre. Così si guarda con fiducia al 2025 che dovrà portare al Mondiale oltre che al rinnovo della presidenza federale. C'è fiducia. In Spalletti. E poi nei giocatori.

Calafiori, Bastoni e Buongiorno puntellano la difesa; Barella e Tonali danno dimensione internazionale al centrocampo; in attacco il dilemma può essere risolto da Retegui e Kean. L'uomo in più può essere il terzo Maldini nazionale: Daniel. C'è futuro. Chi l'avrebbe detto dopo l'amaro aperitivo di Berlino.

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