Marcello Chirico
Ore e ore di riunione a porte chiuse, anzi sprangate, per non fare nessun passo avanti. Ufficialmente il direttivo nazionale leghista, convocato ieri in via Bellerio, non ha partorito infatti nulla di diverso da quanto già anticipato nei giorni scorsi dai propri esponenti, e che si può così sintetizzare: lassessore Alessandro Cè resta al suo posto. Che, al momento, resta comunque al di fuori della giunta regionale, visto che la «sospensione» inflittagli dal governatore Roberto Formigoni non è stata ritirata. Anzi, le ultime notizie provenienti dal Pirellone parlano di un Formigoni più che mai deciso a mantenere questa posizione di chiusura nei confronti di Cè, fino a quando non riceverà dal medesimo la lettera di scuse richiestagli come unica e imprescindibile condizione per poter essere reintegrato.
Finora al governatore sono state fatte pervenire dai leghisti soltanto un paio di «bozze» di lettere che però non hanno soddisfatto per nulla, nei contenuti, Formigoni. Anche perché la parola «scuse» non sarebbe stata nemmeno lontanamente evocata in quei testi, al massimo ci si è spinti a parlare di «comportamenti male interpretati», e dal trentesimo piano del Pirelli hanno fatto sapere che non è sufficiente: o Cè fa pubblica ammenda, oppure in giunta non ci rientrerà mai più.
Proprio quello che i lùmbard non desiderano, Umberto Bossi in testa (ieri presente al vertice), e lo stesso ministro Roberto Castelli ha confermato: «Abbiamo esaminato la questione e la Lega vuole fermamente ricomporre la situazione», ha dichiarato uscendo da via Bellerio, ed è stato lunico a parlare. Bocche cucite invece da parte di tutti gli altri membri del direttivo nazionale padano.
Domani, alle 10, è prevista la prima riunione di giunta regionale dopo le ferie estive: ci saranno tutti gli assessori, meno Cè. La diserzione degli altri esponenti del Carroccio (Boni e Albertoni) alla riunione pare improbabile, in quanto da Bossi non è partito lordine di ammutinare la giunta Formigoni.
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