Addio ad Aldo Agroppi, l'ex bandiera del Torino aveva 80 anni

Per lui, da giocatore, oltre 200 presenze con la maglia del Torino, mentre da allenatore portò in Serie A il Pisa di Anconetani nella stagione 1981/82

Addio ad Aldo Agroppi, l'ex bandiera del Torino aveva 80 anni
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È morto Aldo Agroppi, l'ex calciatore ed allenatore aveva 80 anni. Era malato da tempo, da qualche giorno era ricoverato in ospedale a Piombino per una polmonite bilaterale. Calciatore e poi allenatore. Dopo l'uscita dal calcio, diventa opinionista televisivo segnalandosi per il suo modo di critico di vedere il calcio e le sue posizioni anticonformiste. Critico e pungente, mai banale. Celebri le sue polemiche soprattutto nei confronti della Juventus, rivale storica di Torino e Fiorentina.

Vecchio cuore Toro

Fu un ottimo centrocampista. Iniziò nel Piombino ma fu poi scoperto dal Torino che lo lasciò a maturare fuori (militò nel Genoa, nella Ternana e nel Potenza) e poi lo fece debuttare in serie A il 15 ottobre 1967 in un Torino-Sampdoria 4-2. Un debutto che passò sottotono perché coincise con la morte di Gigi Meroni, stella granata. Col Torino rimase 8 stagioni vincendo due Coppe Italia, prima di chiudere la carriera al Perugia di Castagner dove fu anche capitano. Più difficile il rapporto con la Nazionale in cui fece segnare solo 5 presenze dove fu chiuso da diversi grandi giocatori.

La carriera da allenatore

Ma quello che non era riuscito a dare in campo, Agroppi lo fece da tecnico dove condusse una carriera quasi ventennale. Portò in Serie A il Pisa dell'allora presidente Romeo Anconetani e fece bene anche a Perugia tanto da meritarsi l'assunzione alla Fiorentina, squadra con cui ebbe però un rapporto tormentato. La sua carriera però registrò subito dopo un brusco stop. Fu squalificato per 4 mesi per omessa denuncia nell'inchiesta Totonero-bis. Ripartì da Como e poi dall'Ascoli con cui retrocesse in B. Un ultimo deludente ritorno con la Fiorentina, dove fu voluto da Vittorio Cecchi Gori al posto di Radice, con la squadra al sesto posto in classifica. Nonostante abbia in squadra calciatori del calibro di Batistuta, Effenberg e Brian Laudrup, i viola precipitano in una crisi senza fine. Sarà la sua ultima esperienza da allenatore, conclusa con l'esonero a poche giornate dalla fine e che non riuscirà a evitare ai viola la clamorosa retrocessione in B.

Quando Passarella lo salvò dai tifosi viola

La gestione della bandiera della Fiorentina, Giancarlo Antognoni, fu uno dei motivi dei contrasti più aspri con una parte della tifoseria viola. A marzo 1986, all'esterno dello stadio Franchi, viene sfiorata la rissa ma Agroppi viene aiutato da Daniel Passarella. "Avevo la polizia sotto casa – ha raccontato in un'intervista che risale a un anno fa -. Mia moglie non era libera nemmeno di andare a fare la spesa e i miei figli di andare a scuola". Fu un periodo durissimo per le pressioni esterne subite, tanto che lo stesso Agroppi descrisse così cosa accadeva durante la sessioni di allenamento."Ogni giorno all’allenamento c'erano due ali di folla che mi volevano picchiare. Per fortuna che c'era Passarella che mi aiutava e si schierava dalla mia parte. Eppure, nonostante tutto, quell'anno arrivammo quarti in campionato. Oggi saremmo in Champions".

Le frasi celebri di Agroppi

"La mia vita in maglia granata è stata meravigliosa e non ho rimpianti per non aver giocato in grandi club", una delle sue affermazioni più celebri. Non l’unica."Le tre cose peggiori del calcio italiano? L'arrivismo di certi dirigenti, disposti, se necessario, a passare anche sul cadavere della propria mamma. L'incapacità di alcuni personaggi e l'incoerenza di altri". In riferimento alla differenza tra un pareggio rispetto alla sconfitta nel calcio, Agroppi ebbe occasione di dichiarare: "meglio due feriti che un morto". Entrato in passato in polemica con Marcello Lippi.

E poi anche con Antonio Conte: "È convinto di essere diventato indispensabile per le vittorie quando invece l'allenatore conta molto meno dei giocatori. Urla tanto e lo faceva anche quando lo esoneravano, ma io gli vorrei ricordare che gli scudetti li hanno vinti anche dei tecnici silenziosi come Liedholm o Eriksson".

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