"Allegri bugiardo, io umiliato dalla Juve". La verità di Bonucci sull'addio ai bianconeri

Intervistato da Sportmediaset l'ex difensore bianconero ha dato la sua versione sul tormentato addio alla Juventus e sul rapporto difficile con il tecnico Allegri

"Allegri bugiardo, io umiliato dalla Juve". La verità di Bonucci sull'addio ai bianconeri
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L'addio di Leonardo Bonucci alla Juventus continua a far discutere. Un divorzio che negli ultimi giorni ha fatto molto rumore: dopo il passaggio all'Union Berlino è arrivata la decisione di fare causa al bianconero. Poi si è aggiunto il post polemico nei confronti sempre della società, pubblicato dalla moglie Martina Maccari sui social.

Aveva voglia di raccontare la sua verità l'ex capitano bianconero e l'ha fatto da Berlino in una intervista esclusiva a Riccardo Trevisani per Sportmediaset. Si parte dalla fine. Dopo la tormentata stagione conclusa con l'esclusione dalle coppe europee, la Juve ha deciso di aprire un nuovo ciclo. Con l'arrivo del ds Giuntoli sono state messe in chiaro molte cose all'interno della rosa e, di comune accordo con Massimiliano Allegri, Bonucci si è ritrovato fuori dal progetto bianconero. Lo stesso tecnico nelle scorse settimane aveva rivelato che la situazione fosse stata chiarita al calciatore almeno da febbraio.

"Le bugie" di Allegri

Il calciatore però ha una versione diversa: "Ho letto e sentito cose non vere dette dalla Juventus e dall'allenatore, è falso che a ottobre sia stato messo a conoscenza di progetti futuri che mi escludevano dalla Juve. Proprio a ottobre, anzi, mi era stata la possibilità di continuare con un rinnovo: siamo andati avanti insieme perché la società aveva capito l'importanza di avermi all'interno dello spogliatoio. Poi ho sentito le parole dell'allenatore secondo cui il concetto dell'addio a fine stagione sarebbe stato ribadito da lui stesso e dalla società a febbraio".

I tempi secondo Bonucci sarebbero diversi: "Anche questo non è vero: l'allenatore mi ha convocato solo a fine marzo nel suo ufficio, prima della partita col Friburgo di Europa League, per dirmi che sarebbe stato il caso di anticipare - a suo modo di vedere - il mio percorso da allenatore lasciando il calcio giocato. Gli ho detto che rispettavo la sua opinione, ma che fino all'Europeo 2024 non volevo smettere".

Poi la rivelazione: "È la seconda volta che mi trovo costretto a lasciare la Juventus, in entrambi i casi per la presa di posizione di un singolo, che non sono io... Quello che è sotto gli occhi di tutti è che non ho mai avuto un rapporto come avrei voluto con l'allenatore".

"Umiliato dalla Juve"

La decisione di mettere il difensore fuori rosa ha subito generato reazioni importanti, dando inizio al rapporto conflittuale che negli ultimi mesi ha tenuto banco fino al passaggio all'Union Berlino.

"Dopo quest'incontro - svela Bonucci- non ho più parlato con nessuno fino a fine maggio, dopo l'ultima partita in casa col Milan, quando incontrando la società mi veniva comunicato che nell'attuale stagione sarei partito dietro Gatti, Bremer, Danilo e un giovane della Next Gen diventando la quinta/sesta scelta in difesa e una chioccia per gli altri. Accettai senza volere creare problemi. In fin dei conti, sarebbe stato come la stagione scorsa".

La situazione cambia completamente con l'inizio della nuova stagione: "Poi è cambiato tutto nell'estate, non ho avuto comunicazioni fino al 13 luglio. Ho annusato qualcosa solo leggendolo sui giornali fino a quando il 13 luglio Giuntoli e Manna mi hanno comunicato, venendo a casa mia, che non avrei più fatto parte della rosa della Juventus e che la mia presenza in campo avrebbe ostacolato la crescita della squadra. Questa è stata l'umiliazione che ho subito dopo 500 e passa partite in bianconero. Questo mi sono sentito dire...".

"Ecco perché faccio causa"

Dopo l'addio alla Juve, Bonucci ha deciso di fare causa alla Juve, spiegando le motivazioni: "Perché i miei diritti prevedevano che mi sarei dovuto allenare con la squadra a prescindere della scelta tecnica e messo in condizione di potere affrontare fisicamente e atleticamente la stagione successiva. Questo non mi è stato concesso, non ho più fatto allenamenti con la squadra. Mi sono sentito svuotato di tutto, umiliato, non potevo fare quello che amo di più".

E aggiunge un particolare importante: "Non è una questione di soldi, se dovessi vincere la causa, devolverò tutto in beneficenza. E in più voglio che la mia situazione sia per l'AIC, di cui sono consigliere, un nodo cruciale perché ogni anno persone, giocatori, uomini, professionisti che hanno meno forza della mia si trovano in queste situazioni e alla fine compromessi pur di continuare a giocare".

La chiusura con una speranza:"Qualcosa in futuro ci sarà. Quando deciderò di cominciare ad allenare, ho bene in mente il mio percorso, quello che voglio fare.

Sicuramente la Juventus quando sarò un tecnico non sarà quella di oggi e magari ci sarà il modo, un giorno, di riabbracciare i tifosi, di salutarli e fargli capire di quanto è stata importante la Juventus per me. Quella di oggi non la sento mia".

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