Aspettando Euro 2024: i momenti più belli dell'Italia agli Europei 2021

Tre anni dopo il cammino trionfale dell'Italia di Mancini, il conto alla rovescia verso il debutto degli Azzurri in Germania è agli sgoccioli. Per prepararci al meglio, riviviamo insieme i 10 momenti più memorabili di Euro 2020, dal debutto con la Turchia all'apoteosi di Wembley

Aspettando Euro 2024: i momenti più belli dell'Italia agli Europei 2021

Sono passati solo tre anni dalla cavalcata storica dell’undici di Roberto Mancini che ha consegnato all’Italia il suo secondo titolo europeo. Il torneo itinerante, rimandato di un anno per la pandemia, quello nel quale l’Italia si presentava quasi come comparsa, senza godere dei favori del pronostico è entrato nella storia. Ora che la banda Spalletti si prepara al debutto in Germania con il compito di ripetere l’impresa della Spagna, unica a vincere due europei di fila, ripercorriamo dieci momenti indimenticabili del trionfo degli Azzurri.

La doppietta di Locatelli

Dopo aver piallato la temutissima Turchia nel debutto casalingo di questo strano europeo itinerante, l’Italia di Mancini si presenta alla sfida chiave del girone di Euro 2020 contro una rivale sempre ostica. I vicini della Svizzera, gli inventori del verroux, il padre del catenaccio, ci conoscono bene e potrebbero renderci la vita molto complicata. Gli Azzurri, però, sono in stato di grazia e mettono subito sul binario giusto una gara da prendere con le molle. Pochi, però, si aspettano che a salire in cattedra sia un giovane con ben poca esperienza internazionale.

Il classe 1998, dopo aver illuso i tifosi del Diavolo, si era reinventato a Sassuolo prima di approdare alla corte della Vecchia Signora ma certo non aveva impressionato per le sue capacità realizzative. Eppure, fin dal suo debutto a San Siro, aveva dimostrato di aver un tiro non indifferente. Evidentemente la difesa elvetica se n’era dimenticata, visto lo spazio che gli concede: Manuel ringrazia e mette una doppietta che spiana la strada degli ottavi all’Italia. Il talento di Galbiate decise di mettere due delle sue tre reti in maglia azzurra proprio nel momento migliore.

Il lampo di Pessina

Con l’entusiasmo attorno agli Azzurri alle stelle dopo un girone dominato in maniera tanto sorprendente quanto inaspettata, inevitabile che la banda Mancini non potesse reggere ritmi tanto forsennati. Dopo aver messo al sicuro il primo posto nel girone con la vittoria di misura sul Galles, gli ottavi di finale offrivano uno scontro sulla carta altrettanto agevole, quello contro l’Austria. La partita, però, si complicò parecchio, con gli Azzurri incapaci di esprimere il gioco arioso e spettacolare visto nel girone. L’Italia si sarebbe dovuta sudare il passaggio ai quarti fino in fondo.

Dopo aver vinto di misura la gara contro il Galles, l’Italia non trova il bandolo della matassa contro l’undici di Foda, soffre maledettamente la vivacità di Sabitzer, la velocità e la precisione tattica degli austriaci. Mancini, dopo le prove deludenti di Immobile e Insigne, viene salvato dai cambi: dopo la giocata da urlo di Chiesa, il gol della sicurezza arriva con un lampo di genio di uno come Matteo Pessina, che di mestiere certo non fa il goleador. Sarà, ma vedendo l’inserimento ed il gran sinistro con il quale impallina Bachmann non si direbbe proprio.

Il tiro a giro di Insigne

Dopo aver sofferto le pene dell’inferno contro l’Austria, il grande entusiasmo che circondava l’Italia di Mancini sembrava evaporato. Le previsioni funeste della vigilia erano tornate d’attualità e molti temevano che il quarto di finale contro il Belgio sarebbe stato la fine della corsa per gli Azzurri. All’Allianz Arena di Monaco l’Italia si riscopre cinica e spettacolare, mettendo sotto l’undici di Martinez pieno zeppo di talenti assoluti, da Courtois a De Bruyne all’incontenibile Doku. Gli Azzurri mettono forse la partita migliore del loro europeo, zittendo tutti i critici.

Non tutto è stato semplice, ovviamente: Donnarumma è stato chiamato a parate non semplici mentre Bonucci e Chiellini si sono superati nel bloccare Lukaku e soci ma, alla fine, la forza della mediana azzurra ha fatto la differenza. Verratti e Jorginho sfiorano la perfezione, Barella tira fuori dal cappello un gol da applausi ma quando Lorenzo Insigne sceglie il momento giusto per sfoggiare il suo famoso tiraggiro, l’Italia sembra incontenibile. La banda Mancini è talmente in trance da superare il grave infortunio di un giocatore chiave ed il rigore di Lukaku che sembra riaprire la partita. Dopo una gara del genere, tutto è possibile.

Tutti con Spinazzola

Se il trionfo contro il Belgio ebbe l’effetto di scatenare la gioia dei tifosi azzurri, non tutto era tranquillo in quel di Coverciano. Rientrati dalla Baviera, Mancini si trovò di fronte alla prospettiva di dover giocare le due partite più importanti della sua gestione senza il giocatore che aveva impressionato di più all’europeo, Leonardo Spinazzola. Le corse sulla fascia del romanista erano state fondamentali per gli Azzurri, tanto da farlo finire nei taccuini di tante grandi: quando fu costretto a lasciare il campo in barella, sembrò che il sogno dell’Italia fosse sul punto di crollare.

Invece, fu proprio in questo momento che l’Italia rivelò la sua forza interiore, con il gruppo che si compattò ulteriormente, facendo di tutto per rimanere vicino allo sfortunato compagno di avventura. Emerson non avrebbe affatto sfigurato al posto del romanista ma la cosa più bella fu vedere come tutti gli azzurri scesero in campo ancora più determinati a vincere la coppa per lui. Vederlo con la nazionale subito dopo l’operazione, in panchina, a fare il tifo, fu la dimostrazione che quel gruppo ormai credeva fermamente di poter arrivare fino in fondo.

La corsa di Chiesa

Dopo aver inflitto alle Furie Rosse delusioni per decenni e decenni, la Spagna si era trasformata nella bestia nera dell’Italia. Doverla affrontare in semifinale dopo l’atroce delusione della finale persa malissimo nove anni prima in quel di Kiev, quel 4-0 marchiato a fuoco nella coscienza collettiva del calcio azzurro, non sarebbe mai stato semplice. La Spagna non era più quella devastante di Iniesta e soci ma era comunque un’avversaria temibile. Luis Enrique, uno che conosce bene il calcio italiano, avrebbe sicuramente trovato le contromisure giuste.

L’Italia soffre il palleggio della Spagna, tenuta in piedi dalle parate di Donnarumma e dalle chiusure di Di Lorenzo ed Emerson ma il primo tempo è davvero difficile. Poi Federico Chiesa si sveglia, si ricorda cosa è in grado di fare e fa una magia assoluta che sembra spalancare le porte del paradiso agli Azzurri. Se non fosse per la chiusura di Laporte, sul suo assist Berardi chiuderebbe pure i conti. Non arriva ai rigori solo perché bloccato dai crampi. Un tempo e mezzo fondamentali per consegnare all’Italia una vittoria tanto sofferta quanto, forse, ingiusta. Frega niente, in finale stavolta ci andiamo noi.

La sceneggiata di Chiellini

Si sono scritti tomi su quanto sia ingiusta la lotteria dei rigori, come sarebbe forse più giusto fare come una volta, rigiocare la partita fino a quando una delle due squadre non riesca a vincere sul campo. Eppure presentarsi lì, da soli, sul dischetto, in quel moderno Ok Corral, in quegli interminabili secondi, è forse la cosa più difficile nel mondo del calcio. Quando si arriva ai rigori tutto fa brodo, dall’esperienza all’autostima fino ai giochetti psicologici. Chiedete ai tifosi della Roma se riusciranno mai a dimenticare le sceneggiate di Bruce Grobbelaar.

Giorgio Chiellini si è lasciato scappare l’ex compagno di squadra Morata per il gol del pareggio, ha diverse cose da farsi perdonare. Eppure, quando arriva al lancio della moneta, sembra l’uomo più calmo e tranquillo del mondo. Quando si mette lì a prendere bonariamente per i fondelli un Jordi Alba che sta vedendo i fantasmi del passato, di quei tempi nei quali l’Italia era un ostacolo insuperabile per la Spagna, capisci che le cose non finiranno bene per le Furie Rosse. Da qui a dire che la partita si è vinta lì ce ne corre ma sicuramente quella sceneggiata ha avuto il suo peso.

Il rigore di Jorginho

Per vincere un torneo incredibilmente difficile come un europeo serve che tutti i componenti della rosa sappiano dare il massimo e brillare al momento giusto. Alcuni giocatori erano arrivati ad Euro 2020 circondati da un certo sospetto, come Jorginho, sulle cui spalle risiedeva buona parte del peso della mediana azzurra. L’italo-brasiliano aveva avuto prestazioni più che discrete ma il meglio l’aveva dato come uomo d’ordine, facendo pesare la sua esperienza. Una volta di fronte al centrocampo spagnolo, però, le cose si erano maledettamente complicate anche per lui.

In una serata stortissima dove Barella parte bene per girare poi a vuoto, Verratti rincorre gli imprendibili spagnoli e Pessina non fa altro che distruggere il fraseggio dei rivali, tocca pochi palloni e sembra combinare poco o niente. Eppure, quando arriva sul dischetto, riesce a trasfigurarsi e trova chissà dove la sfrontatezza di tirare un rigore tanto assurdo quanto incredibile. Come si fa a rimanere così calmo, col ghiaccio nelle vene, dopo una partita del genere? L’errore di Morata ci ha rimesso in gioco ma la finale la dobbiamo alla follia lucida di Jorginho.

L’abbraccio dei gemelli del gol

Ogni trionfo sportivo ha bisogno di essere accompagnato da una narrativa, da quello che romanzieri e sceneggiatori chiamano un “arco”. L’Italia, in particolare, sembra riuscire a dare il massimo solo quando è circondata da derisione, critiche feroci della stampa e chi più ne ha più ne metta. Quando arriviamo da favoriti, troviamo sempre il modo di tirarci la zappa sul piede da soli. La storia più bella, quella che ha emozionare un paese intero, ha radici profonde, nell’epopea di quella mitica Sampdoria e del mondiale di Italia ‘90.

I gemelli del gol, una delle coppie più esplosive della storia del calcio italiano, aveva vinto molto meno di quanto avrebbe meritato. Roberto Mancini e Gianluca Vialli si ritrovano insieme ancora una volta in quello stadio dove il Barcellona uccise il loro sogno Champions, col compito di consegnare all’Italia una vittoria importante. Il colore della coppa non è lo stesso, la forma è diversa ma da quell’abbraccio storico, da quella gioia enorme si capisce che il cerchio si era chiuso. Qualche mese dopo abbiamo purtroppo capito perché: il che rende quel momento ancora più unico.

“It’s coming to Rome”

Giocare la finalissima di un europeo del genere, con l’ombra della pandemia da poco alle spalle, dopo un cammino emozionante ed insperato, contro la favorita del torneo, di fronte a quasi novantamila tifosi convinti che, finalmente, football’s coming home, non sarebbe mai stato facile. Nella bolgia di Wembley l’undici di Southgate parte forte, mette sotto l’Italia, sembra in grado di schiantare la rocciosa difesa azzurra. Quando Luke Shaw mette un tiro dove Donnarumma non arriva, tutto sembra perduto: ancora una volta, il sogno dell’Italia finirà sul filo di lana.

L’Inghilterra gioca davvero bene ma, nel momento più difficile, l’Italia ritrova i suoi protagonisti e riesce a rispondere colpo su colpo. Donnarumma nega il gol a Stones, Chiellini torna insuperabile mentre in avanti Chiesa torna a seminare il panico nella difesa inglese. Eppure a riportare l’Italia in partita ci pensa Leonardo Bonucci che, chissà come, chissà quando, si trova al posto giusto al momento giusto e insacca il gol del pareggio. Quando segna cosa fa? Corre di fronte alla telecamera ed urla in faccia all’Inghilterra che anche stavolta finirà malissimo. Ha ragione lui.

La parata di Donnarumma

Si dice che chi passa una partita da solo, in mezzo a quella porta enorme, deve aver perso qualche venerdì per strada. Impossibile non pensarla così, visto che ogni portiere rischia di venir perseguitato fino alla fine dei tempi per una singola disattenzione. Gianluigi Donnarumma arriva all’europeo dopo il tradimento nei confronti del Milan che lo ha trasformato in un attimo da bandiera a persona non grata. Per uno come lui, diventato grande proprio nella sua squadra del cuore, è un momento complicato ma i soldi del Psg sono davvero impossibili da rifiutare.

Dopo aver preso il gol di Shaw, tocca a lui tenere a galla un’Italia che sta sbandando parecchio e lui risponde presente come al solito. Dopo la paratona su Stones vede il suo dirimpettaio negare a Chiesa un gran gol e capisce che il destino degli Azzurri sarà nei suoi guantoni.

La sfida a distanza con Pickford è spaccacuore ma ogni volta Gigio tira fuori un altro miracolo che tiene viva la speranza. Quando ha di fronte uno dei giovani più promettenti al mondo para il rigore e non si accorge che è quello decisivo. Giusto così. 53 anni dopo l’Italia è di nuovo campione d’Europa.

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