Calciomercato '87, Ancelotti al Milan e quella frase di Sacchi: "Silvio non lo voleva"

Carletto aveva un ginocchio malandato e Berlusconi non era convinto: Arrigo riuscì comunque a far completare l'acquisto con una provocazione

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Estate del 1987. Il Napoli è campione in carica in Serie A e, per evitare che la storia si ripeta, Silvio Berlusconi ha in mente un disegno lucido. Prima di tutto ingaggia quel tecnico che, ogni volta che il suo Milan ha giocato contro il Parma, l'ha impressionato per il comando del gioco e per quelle idee dirompenti. In panchina Arrigo Sacchi, dunque. Poi servono i talenti. E il presidente ci va giù pesante: arrivano Marco Van Basten dall'Ajax e Ruud Gullit dal Psv. In mezzo al campo ecco anche Angelo Colombo. Sacchi però vorrebbe un altro acquisto in quelle zolle, convinto com'è che le partite si vincano lì. Vorrebbe prelevare Carlo Ancelotti dalla Roma.

Silvio lo ascolta, anche perché sa di essere assolutamente ben coperto negli altri reparti. Ci sono Baresi, Maldini, Tassotti, Filippo Galli e un giovane Costacurta dietro, Virdis, Massaro e Mannari davanti, Donadoni ed Evani a distribuire estro in fascia. Avendo salutato Ray Wilkins, lì nel mezzo un altro colpo non può fare male.

Solo che quando il medico del Milan visita Carletto, gli riscontra un problema tutt'altro che risibile. Invalidità del 20% ad un ginocchio. Quando lo viene a sapere, Berlusconi scuote la testa e ferma tutto. Non si assumerà, dice, un rischio del genere. L'affare, per lui, salta: il Milan rispedirà Ancelotti a Roma e punterà dritto su un altro obiettivo per rafforzarsi. Fine della discussione. Sacchi però non ci sente, perché resta convinto che Ancelotti possa essere il perno del suo centrocampo, e insiste.

"A Roma dicevano che fosse scarso - confesserà Arrigo in un'intervista di molti anni dopo - ma io non la pensavo così". Allora entra nell'ufficio del presidente e, avendone già compreso il carisma, decide che l'unico modo per portare a casa il suo obiettivo è metterla sulla sfida. Deve dimostrare di essere assolutamente convinto delle sue idee, perché Silvio ama investire sui sognatori e i coraggiosi.

Sacchi e Berlusconi
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"Presidente, le ginocchia si possono curare, la testa no". Ecco il primo affondo: non disperdiamo un talento del genere soltanto perché ha un problema fisico. Non perdiamo l'opportunità di mettere in squadra un leader silenzioso. Berlusconi rimugina, ma non è ancora persuaso. Seconda stoccata: "Se lei mi prende Ancelotti, noi vinciamo lo scudetto". Touché. Ecco la leva che serviva. Silvio avverte la feroce ostinazione del suo tecnico e decide di accontentarlo: è uno di quei rari momenti in cui la storia svolta nel verso giusto. Una porta scorrevole presa con il tempismo opportuno.

Perché la profezia di Sacchi si avvererà: Milan primo in campionato alla fine

dell'anno e Ancelotti grande protagonista. Lo sarà anche negli anni successivi, contrinuendo a scrivere un ciclo mostruoso e dimostrando di essere, per Berlusconi e Sacchi, una delle migliori scommesse di sempre.

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