Calciomercato '97, Baggio al Bologna. Ma Ulivieri disse: "Così retrocediamo"

Gazzoni Frascara lo compra dal Milan per 5 miliardi e mezzo di lire, ma il mister scuote la testa. Roby farà esplodere gli abbonamenti e stabilirà il record di gol personali in campionato

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Per le strade di Sestola non si passa quasi più. La gente parcheggia in modo acrobatico per poi correre al campo d'allenamento. Quella porzione di Appennino emiliano ospita solitamente non più di duemila abitanti, ma adesso le cifre sono praticamente raddoppiate. Qual è il motivo di un simile trambusto? Il Bologna ha comprato Roberto Baggio.

Estate del 1997. Giuseppe Gazzoni Frascara si è messo in testa l'impresa impossibile. Perché non prendere il divin codino? In fondo ha ancora 30 anni e il suo ciclo al Milan pare già finito. L'allenatore, Renzo Ulivieri, gli fa capire subito che lui non è d'accordo. Prima viene il collettivo e un campione del genere rischia di intaccare gli equilibri. Il presidente però va avanti lo stesso, convinto che uno come Roby, per un milione di motivi almeno, sia sempre meglio averlo in squadra. L'accordo con il Milan, inizialmente insperato, arriva: Baggio al Bologna per 5 miliardi e mezzo delle vecchie lire. La città è in deliquio.

In mezzo secondo si stampano quintali di magliette rossoblu con il dieci dietro e il suo nome. Si vendono soltanto quelle. Gli abbonamenti raggiungono vette mai conosciute prima. L'entusiasmo è tracimante. In conferenza stampa il divin codino - anche se lo taglierà da lì a poco - accarezza i sogni felsinei: "Ho scelto Bologna". Boato di gioia. Soltanto una persona non è soddisfatta. "L'ha preso? Così retrocediamo", dice Ulivieri a Frascara. Previsione azzardata e tutt'altro che centrata. Baggio trascina la squadra con 22 gol, il suo record di sempre in una stagione di Serie A, assist e una quantità di giocate sontuose. Arriverà la convocazione ai mondiali di Francia '98 e il Bologna si qualifica per l'Intertoto. "Inizialmente ho pensato al collettivo - confesserà in seguito UIivieri - ma poi me lo sono goduto".

E pensare che quella meravigliosa stagione aveva rischiato di non esistere. Prima della telefonata di Gazzoni era arrivata, insistente, quella del Derby County. Gli inglesi gli offrivano un ingaggio faraonico, nell'ordine dei 5 miliardi a stagione. Roberto però non voleva stare lontano dallo sguardo del ct Cesare Maldini e poi c'era la famiglia: dall'Emilia Romagna al Derbyshire ci passavano diversi gradi di adattamento. In realtà anche i tifosi del Milan lo avevano implorato di restare: almeno in diecimila, riuniti al Forum di Assago, gli avevano chiesto di ripensarci. Ma lui nulla. Un paio di allenamenti gli avevano fatto capire come fosse fuori dal progetto tecnico di Capello. Meglio, allora, levare l'ancora e salpare verso altri lidi.

Se Ulivieri andava convinto, Gazzoni era entusiasta. "Baggio - disse durante la conferenza di presentazione - non è un giocatore qualsiasi, rappresenta l’italianità, la fantasia, il bel calcio. Dà lustro alla città e a una società che in teoria non poteva permetterselo, perché appartiene ai cosiddetti club di seconda fascia. Ma il tempo del calcio padronale è finito: Baggio servirà anche per estendere la notorietà del marchio Bologna. Sarà utile commercialmente, per sfruttare lo stadio, per avere più soldi dalla pay-per-view.

Dopo 35 anni da Bulgarelli torna un grande campione".

Codino mozzato, ma classe intatta. La dieci rossoblu con lo sponsor Granarolo e per un po' anche la fascia da capitano. Durerà pochissimo, ma sarà comunque bellissimo.

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