
Stordito e confuso, come del resto i suoi in campo. Gasperini affonda le mani nei tasconi della giacca ed esplora il terreno con lo sguardo. Com'è potuto accadere? La sua Atalanta era imbattuta da sette gare. Aveva collezionato diciassette punti ed era lanciatissima. Invece, certe volte, il calcio è un posto strano. Ci sono giornate, come quel 12 marzo del 2017 - a San Siro - che si divertono a sovvertire i pronostici. Anzi, in questo caso, a stravolgerli completamente.
La situazione: ventottesimo turno, Inter a 51 punti, Dea a 52. Sono in piena competizione per un posto in Europa. La squadra di Pioli può fregiarsi di una fotonica serie di sette successi di fila, interrotti soltanto dalla Juventus. Ci sono tutti i presupposti per un match teso, equilibrato. I nerazzurri schierano Gagliardini, acquistato a gennaio proprio dagli orobici, e puntano su Icardi in avanti, sostenuto dalle mezze punte Perisic, Banega e Candreva. Gasp ha una rosa nemmeno lontanamente paragonabile a quella di oggi, ma sta comunque facendo sfracelli. Kurtic e Papu Gomez sostengono Petagna, e a loro volta sono coperti da un blocco dedito alla causa.
Tutto livellato, sulla carta, come testimonierebbe anche la classifica. Solo che il campo si mette subito a raccontare un'altra cosa. Dopo diciassette minuti Icardi l'ha già sbloccata e si ripete, su rigore, al 23esimo. L'Atalanta è colta alla sprovvista e frana ancora alla mezz'ora, quando il centravanti piazza la sua tripletta personale. Ma la mattanza è appena iniziata. Banega segna una doppietta entro il 34esimo e Freuler accorcia prima del rientro negli spogliatoi. Cinque a uno all'intervallo: semplicemente impronosticabile.
Non va meglio nella ripresa, quando la squadra di Pioli chiude una giornata galattica rifilando altre due reti alla Dea, ancora con Banega e con il fresco ex Gagliardini. Atalanta polverizzata, Inter che si esalta e la sorpassa in classifica. Gasp e i suoi levano le tende da San Siro con il morale sotto i tacchi, mentre i nerazzurri di casa vengono idolatrati. All'arrivo a Bergamo, tuttavia, il tifo organizzato accoglie la squadra tra gli applausi, consapevole di non poterla condannare per uno scivolone, per quanto rovinoso.
Da quel momento in poi le parti si invertono. La Dea reagisce nel migliore dei modi alla tremenda scoppola ed infila una serie di successi che la trascineranno al quarto posto finale. L'Inter invece si avvita e perde terreno in classifica, fino all'inevitabile siluramento di Pioli, alla trentacinquesima giornata. E chiuderà settima. Domani le due nerazzurre della Serie A tornano a sfidarsi, e stavolta c'è in palio una posta decisamente maggiore: lo scudetto. Difficile immaginare che possa finire di nuovo come in quell'assurdo precedente, ma se il calcio ci ha insegnato una cosa, in tutto questo tempo, è che se ne frega dei luoghi comuni.
Gasp è ancora sulla panchina dell'Atalanta, per quella che potrebbe essere la sua ultima stagione. Concluderla con la vittoria del titolo, dopo aver premuto in bacheca un'Europa League, sarebbe semplicemente epico. Dall'altra parte si sono avvicendati molti allenatori.
Adesso c'è Simone Inzaghi, uno che ha già fatto capire che il livello della competizione rimane al massimo su ogni fronte possibile. Chissà se il Napoli si avvantaggerà, nel frattempo. Di sicuro Atalanta contro Inter non riesce proprio ad essere una sfida banale.
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