Ceferin, altri 4 anni a capo della Uefa. Rieletto senza rivali

Dopo Infantino anche il capo della Uefa viene rieletto per acclamazione, senza permettere a rivali e critici anche di contarsi. Il 55enne avvocato sloveno ha alle spalle parecchie polemiche e dichiarazioni discutibili. È capace di tutto e del contrario di tutto

Ceferin, altri 4 anni a capo della Uefa. Rieletto senza rivali

Un altro giro, un’altra elezione “bulgara” nel rarefatto mondo del calcio. Dopo il presidente della Fifa Gianni Infantino e l’omologo dell’AFC Al Khalifa, Aleksander Ceferin è il terzo dirigente del calcio ad essere rieletto per acclamazione, vista l’assenza di un rivale a contendergli la testa del calcio europeo. Dal palco del lussuoso complesso a Lisbona dove la Uefa sta tenendo il suo congresso, il 55enne sloveno ha fatto la sua solita passerella, ritornando sul suo cavallo di battaglia preferito, i “nemici del calcio” che sostengono la famigerata Superlega. Il settimo presidente della storia del calcio europeo, in carica dal 2016 ha dipinto la nuova lega sostenuta da Real Madrid, Juventus e Barcellona il trionfo del “cinismo contro la moralità, l’egoismo contro la solidarietà, l’avidità contro la buona volontà”.

Sorvoliamo su chi avrebbe qualcosa da ridire di fronte alla sua gestione della montagna di soldi che transitano dalle parti di Nyon. Questo è il momento della retorica, più smielata è meglio è. Il calcio è “fragile”, sottoposto ai ricatti degli investitori che, orrore degli orrori, vorrebbero che non fossero solo Uefa e Fifa a riempirsi le tasche col gioco più seguito al mondo. A dargli man forte il sodale di tante battaglie e polemiche, il presidente della Fifa Infantino: a sentire lui, i rapporti con la Uefa sono “significativamente migliorati”, tanto da rendere le due organizzazioni “imbattibili quando rimangono unite”. Ci sarà tempo per battibeccare sulla spartizione della torta, ora è il momento di sorridere per le telecamere e promettersi amore eterno.

L'avvocato del calcio

Prima del 2016 pochissimi avevano sentito parlare di Ceferin, che, oltre ad esercitare la professione di avvocato penalista, era stato coinvolto nella federcalcio slovena. Quando se lo ritrovarono candidato a succedere a Le Roi Michel Platini, molti dovettero andare a cercare di chi si trattasse davvero. Si sapeva che era il candidato della continuità rispetto all’era Blatter-Platini, tentativo di bloccare sul nascere le riforme proposte dall’olandese Michel van Praag, non molto altro. Ceferin era solo l’ultimo di una lunga serie di dirigenti grigi, molto simili agli apparatchik della vecchia Unione Sovietica, gestori anonimi e senza grandi slanci di personalità, buoni principalmente per non fare troppi danni ed assicurarsi che tutti ricevano quanto gli è dovuto.

Ceferin Soares Congresso UEFA

Il secondo mandato quadriennale era stato decisamente più movimentato, a partire dall’impatto devastante della pandemia sulle casse della Uefa e di molti club europei. A rendere l’avvocato sloveno davvero popolare, però, era stata la guerra contro la Super Lega, scontro all’arma bianca tra ex amici che, alle volte, assomigliava ad una crociata sgangherata. A complicare le cose, però, ci si erano messi i problemi nell’organizzazione della finale di Euro 2020 e della Champions League del 2022, veri e propri disastri dal punto di vista della gestione dell’ordine pubblico.

Il maestro dello 'spin'

Eppure Ceferin è sempre riuscito a rimanere intonso di fronte a queste polemiche. Quando non si accorse che il suo migliore amico, Andrea Agnelli, gli stava preparando uno scherzo da prete niente male, riuscì in un carpiato degno di Klaus Di Biasi, reinventandosi come il campione del “calcio del popolo”, senza essere sommerso di risate. Proprio il capo di quella Uefa che punisce certe grandi ignorando le sospette sponsorizzazioni di PSG e Manchester City si poteva permettere di dire che, nel calcio, “il merito non ha prezzo, non si compra – bisogna guadagnarselo, stagione dopo stagione. In Europa non c’è spazio per cartelli”. Ci mancherebbe altro: un monopolio c’è già, quello della Uefa. Come ebbe a dire a suo tempo il politico americano Ron Paul, “Non rubare. Il governo odia la concorrenza”.

Al Khelaifi

Ceferin è capace di dipingere la Super Lega come “un lupo travestito da nonnina, definire il calcio un “bene pubblico”, per poi glissare sul fatto che l’industria sia oggi dominata da fondi d’investimento e dai portafogli senza fondo di stati sovrani. Lo sloveno è capacissimo di ringraziare il presidente del PSG Nasser Al Khelaifi per il suo “ruolo fondamentale nel difendere il modello di calcio europeo” e, cinque minuti dopo, assestare un’altra mazzata allo status quo rilassando le regole sulla multiproprietà per attirare nuovi investitori danarosi.

Ceferin, insomma, è capace di tutto e del contrario di tutto, anche di ammettere, poco dopo il caos a Parigi tra i tifosi del Liverpool e la polizia francese che “nessun leader è immune da errori”. Il maestro dello spin rimarrà ai vertici del calcio europeo per altri quattro anni, ancora una volta senza nemmeno permettere ai tanti critici della sua gestione di contarsi.

Tutto va bene, viviamo nel migliore dei mondi possibili. D’altro canto, visto la fine che ha fatto chiunque abbia osato anche solo mettere in dubbio l’operato del gruppo di potere al comando, difficile aspettarsi di meglio.

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