City famelico, Haaland e Pep Guardiola sgretolano i sogni dell'Arsenal

La squadra di Guardiola surclassa i Gunners in testa da inizio campionato e mette le mani sulla Premier. Sempre più disumano il norvegese, ad un passo dal record di gol

City famelico, Haaland e Pep Guardiola sgretolano i sogni dell'Arsenal

Chi continuava a cullare flebili speranze di riscatto dopo un digiuno lungo quasi vent'anni, ieri sera deve definitivamente aver rinfoderato quelle aspettative gloriose. Pareva un finale annunciato e così è stato. Troppo forte la spinta del Manchester City per pensare di comprimerla e ricacciarla indietro. L'Arsenal di Arteta, il piede clamorosamente alzato dall'acceleratore nel rush finale, si sgretola sotto le mazzate dei mancuniani ex poveri e simpatici, ma ormai da un pezzo odiati serialmente per quella capacità di costruire plasticamente successi grazie alla fontanella incessante dei petroldollari.

I segnali, del resto, erano inequivocabili. I Gunners provenivano da una sequela di pareggi sofferti, mentre Pep asfaltava il Bayern, passeggiava in campionato, entrava in scioltezza in finale di FA Cup. Scintilla quando più serve, la sua argenteria. Si appannano sul più bello i ragazzini terribili di Mikel. Il tremendo 4-1 rifilato ieri all'attuale prima della classe - mai titolo è parso più traballante - fa i paio con il successo all'Emirates dello scorso febbraio e certifica una superiorità netta. Così il club di Nick Hornby deve silenziare di nuovo la fever pitch, abdicando alla riconquista di un titolo diventata ormai quasi penosa campagna ventennale. Era il 2004, era l'Arsenal degli Invincibili modellato dal demiurgo Arsene Wenger. Tempo di Highbury e di difese tiranneggiate da Titì Henry. Roba che sfuma malinconica, al cospetto di questi alieni in maglia celeste, venuti a colonizzare la Premier con dilaniante mood.

Troppo giovane e morbido l'Arsenal, che pure aveva illuso di essere di colpo maturato, per reggere all'onda d'urto avversaria. L'eccelso De Bruyne ne ha fatto la vittima sacrificale prediletta. Jack Grealish svolazzava per il campo in stato di grazia. Erling Braut Haaland si confermava inarrestabile: il modo in cui fa perno su Rob Holding per lanciare a rete il compagno belga racconta una superiorità imbarazzante. Condita da quel gol in extremis, l'ennesimo, che lo issa verso un confine destinato a pochissimi eletti.

Con quel centro fanno 33 alla sua prima stagione in Premier. Di certo non soffre le cose inedite. Di sicuro ha staccato Salah (fermatosi a quota 32 nella stagione 2017-18) e punta dritto al record ancora oggi detenuto da Andy Cole e Alan Shearer - avidi killer d'area dei tempi andati - capaci di farne 34 in una stagione. Con sette partite ancora da giocare il norvegese non solo può riprenderli e superarli. Minaccia addirittura di frantumare la statistica.

Quanto al City, con due partite da recuperare il primato è soltanto questione di tempo. In lotta per quel treble che da queste parti conquistarono gli odiati cugini con Sir Alex in panca, Guardiola sa di avere per le mani una creatura formidabile. Sia chiaro, lui ci ha messo molto del suo. I Citizens sembrano un organo caldo che si contrae all'unisono e sincronicamente fagocita tutto quello che si muove intorno.

L'Arsenal di Saka e Martinelli, di capitan Odegaard e Ramsdale, dovrà adesso - a meno di inattesi

cataclismi calcistici - deporre le armi. La contesa è stata bella finché è durata. L'aggancio è servito. Gli esseri umani in maglia biancorossa c'hanno pure provato, ma l'impatto contro l'asteroide mancuniano è terrificante.

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