"I cori razzisti non sono punibili": la decisione (a sorpresa) della procura sul caso Lukaku

Secondo i pm: "I tifosi hanno agito per evidenti ragioni di rivalità sportive". Il reato c’è, ma la Procura di Torino ne chiede l’archiviazione per l’articolo 131 bis del codice penale

"I cori razzisti non sono punibili": la decisione (a sorpresa) della procura sul caso Lukaku
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I cori razzisti contro Romelu Lukaku, durante Juventus-Inter semifinale di Coppa Italia dello scorso 4 aprile, non sono penalmente punibili. Lo ha stabilito la Procura di Torino, chiedendo l'archiviazione per l’articolo 131 bis del codice penale, che prevede l’esclusione della punibilità "per particolare tenuità del fatto".

Quei versi razzisti durarono poco, furono fatti per "evidenti ragioni di rivalità sportiva" e i quasi 150 tifosi bianconeri indagati si "influenzarono l’uno con l’altro".

La decisione

Prima il Daspo a 171 persone, poi l’inchiesta coordinata dal pm Davide Pretti, con 144 tifosi indagati per cori razzisti. Insomma che fossero insulti razzisti, lo scrive anche il magistrato: "La giurisprudenza, già in passato, si è pronunciata ritenendo che l’emissione di suoni gutturali, come tipico riferimento all’ululato delle scimmie, si caratterizza per evidenti connotati di discriminazione razziale e dunque può integrare l’ipotesi che sanziona la commissione di atti di discriminazione per motivi razziali".

C’è un però:"Il fatto che tale condotta sia stata tenuta da una moltitudine di persone, che hanno evidentemente agito influenzandosi l’uno con l’altro, nonché il fatto che tale condotta non abbia perdurato per un tempo significativo e, non da ultimo, che sia stata posta in essere per evidenti ragioni di rivalità sportiva (tifosi della squadra avversaria) induce a ricondurre il fatto nelle maglie applicative dell’articolo 131 bis del codice penale". E ancora:"Il comportamento non è certo abituale ed è dunque possibile procedere all’archiviazione per particolare tenuità del fatto".

La ricostruzione

La notte del 4 aprile successe praticamente di tutto all'Allianz Stadium. Dopo aver segnato il rigore del pareggio allo scadere Lukaku, oggetto di ululati da parte della curva juventina, aveva esultato con la mano destra alla testa e l’indice della sinistra sulla bocca. Insomma la sua classica esultanza. A quel gesto seguì una vera e propria scena da saloon, che costò anche un cartellino rosso per Big Rom, ritrovatosi nella più paradossale delle situazioni: oggetto di razzismo e squalificato dal giudice sportivo.

Tant’è che, alla fine, il presidente della Figc Gabriele Gravina decise di graziare il giocatore, rimuovendo la squalifica dopo aver considerato gli inequivocabili insulti razzisti di cui era stato bersaglio. Mano benevola anche per curva juventina che si era vista sospesa la chiusura solo per la collaborazione offerta dal club.

Una pagina non proprio esemplare per il calcio italiano ma che non evita di assistere al più

incredibile dei colpi di scena. La rottura tra l'Inter, che aveva difeso a spada tratta il suo giocatore. E Lukaku, che ammicca invece al corteggiamento della Juve, durato tutto l'estate senza andare a buon fine.

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