![Lettera aperta a Edoardo Bove. Il tuo futuro sarà comunque radioso](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/16/1739730022-ilgiornale-20250216191946386.jpg?_=1739730022)
Caro Edoardo,
fino a ieri non avevo seguito il festival di Sanremo, ma quando ho letto che nella serata finale saresti intervenuto come ospite, non ho voluto perdermi la tua testimonianza. E al termine dei sette minuti di un racconto pieno di sentimento non mi sono pentito della scelta. Le parole intense, il tono di voce, il linguaggio del corpo e l’emozione che ha tentato - invano - di sopraffarti, hanno fatto capire agli italiani che uomo sei: un 22enne lontano anni luce dall’immaturità di tanti coetanei del mondo normale, ma anche di quello, decisamente più speciale, del calcio professionistico. Alcuni tuoi colleghi, talentuosi come te, a 22 anni, si erano già persi o stavano per farlo senza comprendere la fortuna che avevano tra le mani. Il destino sa essere beffardo con gli ingrati; per questo, forse, molte meteore si sono disintegrate. Ma il fato sa pure essere generoso con i giovani giocatori che rischiano di dover dire addio al pallone non perché l’hanno scaraventato via a colpi di vita dissoluta, ma per una causa di forza maggiore: come è capitato a te per colpa di un dannato malore che ti ha sgambettato a tradimento durante Fiorentina-Inter dell’1 dicembre 2024. Hai rischiato di rimetterci la vita. I soccorsi immediati te l’hanno salvata. Lo hai ricordato dal palco di Sanremo mostrando gratitudine verso tutti quelli che ti sono vicini. Commosso per l’affetto ricevuto da persone che neppure conoscevi e solidale con i familiari di chi, colpito dalla tua stessa patologia, non c’è più.
«Sto vivendo questa esperienza in modo particolare, con alti e bassi - hai confessato senza timore di apparire «debole» -. Il calcio è la mia forma di espressione e senza non mi sento me stesso. Mi manca qualcosa. Come per un cantante la voce. È difficile...». E poi: «In questo momento mi sento incompleto, vuoto.
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