Il nuovo San Siro è sempre di più una corsa a ostacoli: adesso Inter e Milan rischiano di vedere naufragare il progetto "Cattedrale". Dopo l'ok del Consiglio comunale di Milano arrivato prima di Natale, con l'obbligo di salire a 70mila spettatori, di non aumentare il prezzo dei biglietti e di far crescere ulteriormente le aree verdi attorno allo stadio, si attende ancora la delibera della Giunta di Palazzo Marino. Ma non è detto se effettivamente arriverà e se arriverà nei tempi previsti dal dibattito pubblico, ovvero entro il 21 gennaio.
Quali sono gli ostacoli
Il tema è noto: il Governo non vorrebbe che si abbattesse lo stadio Giuseppe Meazza, come invece hanno intenzione di fare Inter e Milan, quindi il possibile vincolo relazionale sulla Scala del Calcio, a cui potrebbe aggiungersi quello monumentale che scatta dopo 70 anni (nel 2024), potrebbe senza appello oltre tre anni di lavori dei due club. I due club aspettano comunque con fiducia la decisione del Comune ma è evidente che non possano far finta di niente, anche perché solamente la redazione del progetto esecutivo sul distretto San Siro che puntavano a far partire a inizio 2023, in soldoni costa non meno di 40-50 milioni. Di sicuro proseguire il progetto per poi fermare tutto definitivamente è un rischio troppo grande. A quel punto meglio puntare l'obbiettivo altrove.
Rispunta l'idea Sesto San Giovanni
Il sindaco Beppe Sala, a fine 2022, ha chiaramente detto qual è la sua posizione: "Il governo decida in tempi brevi, così Inter e Milan saranno liberi di scegliere se restare o traslocare". Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini qualche giorno fa ha invece rilanciato l'addio a San Siro: "Milan e Inter non possono più perdere tempo. Si costruisca uno stadio nuovo, bello, moderno e sicuro a Sesto San Giovanni". E proprio Sesto, e quindi l'area immensa dove c'erano le acciaierie Falck, al di là della "sponsorizzazione" del leader della Lega, torna quindi con forza in prima pagina. In questi anni è stato soprattutto il Milan ad aver balenato l'ipotesi di trasferirsi a Sesto, ipotesi che a questo punto potrebbe diventare un vero jolly.
Cosa può succedere ora
Che sia a San Siro o altrove, per Inter e Milan costruire un nuovo stadio per far crescere i ricavi è obbligatorio. Come sempre ribadito dalle due dirigenze "costruiremo lo stadio col progetto più veloce anche fuori da Milano". Ma lontano da San Siro Inter e Milan andrebbero comunque avanti a braccetto? Questo è difficile dirlo al momento.
A settembre le società erano sicure che l'anno chiave per il nuovo San Siro sarebbe stato proprio il 2023. L'obbiettivo era aprire i cantieri nella seconda metà del 2024, giocare la prima partita dentro la Cattedrale nella stagione 2027-2028 e poi passare alla demolizione del Meazza, che nel 2026 ospiterà la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici invernali. Ora che queste scadenze appaiono molto difficili da rispettare, sembra tutto di nuovo in gioco.
Vittorio Sgarbi: "San Siro non si tocca"
In attesa dei prossimi passi, con la Giunta comunale chiamata a pronunciarsi per far partire il progetto esecutivo, Vittorio Sgarbi, da sempre il più strenuo difensore del vecchio San Siro, non intende fare passi indietro. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il Sottosegretario alla Cultura è sempre convinto del "vincolo relazionale" sullo stadio: "Il vincolo verrà fatto, se loro vogliono fare delle riunioni di Giunta le facciano, se ci tengono ad esercitarsi sul piano dialettico e politico proseguano pure, noi faremo il vincolo comunque".
Ecco perché San Siro deve essere salvato: "Mi pare evidente che lo sport abbia un ruolo fondamentale nella nostra visione del mondo e che Milano sia una delle capitali del calcio italiano. In quello stadio hanno giocato Mazzola e Rivera, è intuitivo che San Siro non possa essere abbattuto, non riesco davvero a capire" aggiunge Sgarbi.
Sui tempi per porre questo vincolo: "Serve un Sovrintendente, non posso farlo io dal mio ufficio. Io ho fatto presente una situazione che tra l'altro è precedente a me, si tratta di una vicenda che è stata affrontata in maniera impropria in passato, perché il Ministero, con due comitati tecnici riuniti dopo i ricorsi per l'eventuale abbattimento, aveva già dato indicazioni su questo vincolo che poi non è stato mai fatto".
Insomma Sgarbi non ha dubbi: "Io ho solo interpretato le carte: il vincolo monumentale non poteva essere fatto perché l'edificio è troppo recente, ma il vincolo relazionale sì per quel che San Siro rappresenta. Era tutto scritto. Si vede che all'epoca l'indicazione politica era tale da indurre la vecchia Sovrintendente a non seguire l'ipotesi vincolistica, adesso l'indicazione politica è un'altra e io la seguo perché la ritengo corretta".
La replica di Salvini
"Milan e Inter, tifosi, sportivi e società, hanno bisogno di uno stadio nuovo, sicuro, moderno, europeo, innovativo, green. Dopo anni di lavoro, progetti, incontri e impegno, è ora di partire coi lavori.
Sgarbi parla a titolo personale e non ha nessuna possibilità di bloccare un progetto atteso da anni: da milanese, da tifoso e da vicepremier dico avanti futuro!". Lo dice il Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, dopo le parole del sottosegretario Vittorio Sgarbi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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