
Francesco Totti non ha bisogno di un tapiro d'oro e, soprattutto, non se lo merita. Non per questa storia di Mosca. Non c'è un motivo per cui non debba andare in Russia a raccontare e raccontarsi. Lo spiega lui stesso: «Non sono un politico né un diplomatico. Da anni vado in tutti i Paesi in cui mi invitano a parlare di sport e non avrei problemi ad andare a Kiev, per le stesse finalità. Detto questo, se mi arrivasse una richiesta da parte di un organo competente per non partecipare all'evento di Mosca non esiterei un momento a fare un passo indietro». Tutto il resto, aggiunge, sono solo ipocrisie. Totti non tifa per Putin, non offende con il suo viaggio i morti dell'Ucraina e non sta neppure rompendo qualche tipo di embargo. Non è un peccatore e sfiorare Mosca non lo fa diventare un appestato. Chi si scandalizza lo fa perché vede il mondo solo in bianco e nero o perché vive con l'esigenza di dover puntare l'indice contro qualcuno. È una furia da indignati e puritani, da chi soffre la mancanza del sacro e costruisce perimetri, oggetti, situazioni, memorie che svolgono la funzione del sacro. È il dissacrato che si risacra, solo che lo fa con una sorta di finzione. È una metafisica colorata di virtuale.
L'impressione è che ci sia una strana nostalgia del divino e si tenda a riempire il vuoto con una morale facile e a portata di mano. Totti va a Mosca? Vergogna. Ti diranno che è inopportuno. L'inopportuno alla fine sta prendendo il posto del peccato. È la bestemmia del nichilismo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.