Il pianto di Mbappé e quello di Messi: anche i campioni sono umani

Al settimo cielo per la conquista del Mondiale, Leo Messi si è commosso nel ricordare l'amata nonna Celia. Mbappé, invece, si è disperato perché, nonostante la sua grandiosa prestazione (e i tre gol messi a segno) la Francia è stata sconfitta, a un passo dalla gloria

Il pianto di Mbappé e quello di Messi: anche i campioni sono umani

C'è una cosa che, più di tutti, ha accomunato i due protagonisti assoluti della finale dei Mondiali, Messi e Mbappé. Entrambi alla fine hanno pianto. Per motivi diversi, ovviamente. Uno per la profonda delusione di non aver potuto rimettere le mani sulla coppa d'oro, l'altro, invece, per il sogno che al quarto tentativo si è finalmente coronato. La gioia e il dolore, l'Alfa e l'Omega della vita di ognuno di noi, persino dei campioni di calcio, strapagati e viziati ma pur sempre uomini, con emozioni e sentimenti.

Kylian Mbappé ha soli 23 anni e, se il fisico non lo tradirà, ha davanti a se almeno due Mondiali, se non tre, in cui potrà riprovarci con i Bleues. È il giocatore più giovane ad segnato 12 gol in Coppa del Mondo. Un bel record, anche se lo smacco di aver segnato tre gol nella finalissima, che però non sono bastati per conquistare il titolo, è abbastanza pesante da digerire. Possiamo dire che, nel momento cruciale del torneo, è stato lasciato solo dai suoi compagni. La Francia è stata letteralmente spianata dall'Argentina per 80 minuti. Poi, grazie al rigore trasformato da Mbappé all'80', finalmente si è svegliata. E dopo 97 secondi un altro gol, con un bellissimo tiro al volo (sempre di Mbappé), ha portato la Francia verso gli insperati tempi supplementari.

La giovane stella del Paris Saint-Germain è il miglior marcatore di sempre nelle finali dei Mondiali e il secondo a siglare una tripletta in finale, dopo Geoff Hurst nel 1966. Un altro bel record. Eppure alla fine di tutto, quando il sipario è calato, Mbappé era triste, che più triste non si può. È normale, è umano. Ci hanno provato in tanti a consolarlo, persino Macron, ma lui non poteva sorridere. Anzi, era un po' infastidito. Sembrava volesse dire: "Lasciatemi soffrire in pace. Che vi ho fatto di male?".

Lionel Messi, 35 anni, sollevando al cielo la Coppa d'oro ha coronato il sogno di una vita. E si è tolto di dosso una volta per tutte l'ombra di Maradona, che sempre lo ha seguito nella sua carriera, fin da quando era solo un ragazzino ma già faceva vedere grandissime cose sull'erba dei campi di pallone. Nell'esplosione di gioia argentina che ha sommerso Doha, Messi ha avuto un pensiero di gratitudine verso nonna Celia, scomparsa nel 1998, quando lui aveva solo 11 anni. Quella stessa nonna che lo portava al campetto per gli allenamenti e raccomandava ai suoi compagni di passargli la palla, perché (ne era sicura al mille per cento), l'avrebbe messa in rete.

Questo Mondiale, il sogno di tutta una vita, è dedicato a lei, la sua prima tifosa: "La nonna ora è felice", ha detto il campione a cui, siamo certi, è scesa più di una lacrima ripensando a quegli anni e ai tanti sacrifici fatti.

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