Un austriaco sconosciuto in quattro giornate ha messo in fila in serie A gente del calibro di Antonio Conte, Simone Inzaghi e Thiago Motta. È Kosta Runjaic, 53 anni, una carriera in panchina vissuta tra Germania e Polonia. Si ispira all'ex presidente Usa Kennedy («nella vita possiamo sognare in grande») ed è la rivelazione dell'inizio di campionato con la sua Udinese fatta di idee, giovani e programmazione. Esattamente quello che è piaciuto alla famiglia Pozzo: i friulani erano sull'orlo del baratro retrocessione quattro mesi fa, il gol di Davis nell'ultima giornata regalò la salvezza ma non la conferma a Cannavaro sulla panchina.
Ecco spuntare il nome di Runjaic, una scelta a sorpresa, ma non per la società bianconera che spesso ha saputo cogliere opportunità importanti. E l'Udinese, reduce dal solito mercato dove ha pescato all'estero nomi più o meno conosciuti, passa dalla salvezza acciuffata in extremis al primato in classifica: non accadeva dalla settima giornata del campionato 2011-12 e Guidolin in panchina. Un primato conquistato con una rimonta incredibile in casa del Parma (da 0-2 a 3-2 nel secondo tempo con super Thauvin).
Nonostante la non indimenticabile carriera da calciatore, finita molto presto, Runjaic ha studiato per diventare allenatore con esperienze importanti: Barcellona, Fenerbahce e poi l'Aston Villa. Dal 2004 ha iniziato la sua avventura da tecnico: quattro anni nel settore giovanile di alcune squadre tedesche, poi la prima panchina dei «grandi» con il Darmstadt subito condotto alla promozione in seconda serie, fino all'esperienza con il Kaiserslautern portato alle semifinali di Coppa e sconfitto solo dal Bayern di Guardiola. Dalla Germania alla Polonia, è cambiato il campionato ma non la sua propensione al calcio offensivo. Ed è la sua esperienza al Legia Varsavia, protagonista in Conference League con l'impronta del gioco e dei giovani, che convince la società friulana a tentare questa scommessa. «Se si vuole promuovere i giovani calciatori, bisogna essere in grado di individuare un talento. Bisogna incoraggiarli, farli progredire. E credere in loro», il mantra di Runjaic.
Il resto è storia recente: a Udine è sbarcato senza la famiglia (la moglie dentista e i tre figli) rimasta in Germania, nel Rheingau. Runjaic è maniacale nell'organizzazione del lavoro, gli allenamenti sono intensi, ma intervallati da momenti divertenti come i «funny games» visti durante la preparazione estiva. E poi le lavagne piene di frasi e pensieri, annotazioni sugli avversari e sui singoli giocatori, riconoscibili grazie alle calamite personalizzate con i loro volti e i loro nomi.
Sta studiando l'italiano ma in uno spogliatoio che da decenni non conosce confini bastano l'inglese e il tedesco. E ora starà brindando per questo scintillante inizio di campionato (tre gare vinte su 4) con il Prosecco di cui si è già innamorato. Conte, Inzaghi e Motta per ora inseguono.
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