Un altro anno, un altro fallimento per il salvatore della patria bianconera. Inevitabile che, dopo la dolorosa eliminazione in Andalusia, sul banco degli imputati sia tornato di prepotenza Massimiliano Allegri, a colpi di #AllegriOut sui social. Servirà tempo per metabolizzare la delusione ma nei prossimi giorni non si potrà che riflettere sul futuro della Vecchia Signora, che rischia di perdere uno dei pochi punti di riferimento rimasti tra la rifondazione dei mesi scorsi e le tante incognite giudiziarie. La domanda sulla bocca di tutti è sempre la stessa: quanto rischia Allegri? Vediamo come stanno le cose e cosa aspettarci dal finale dell’ennesima stagione da dimenticare per la Juventus.
"Acciughina" si arrende?
Inutile nascondersi dietro un dito: una stagione senza titoli è una vera e propria iattura per un club nel quale vincere è l’unica cosa che conta. Se poi si pensa che i bianconeri hanno il monte ingaggi più alto della Serie A ed una rosa sulla carta fortissima, impossibile non pensare che le colpe stiano nel manico. Cosa ne pensa il diretto interessato? Fa come al solito, dando la colpa alla “situazione folkloristica”, agli episodi, alla malasorte, a tutto tranne che alle sue scelte. D’accordo, liberarsi da un contratto pesante come il suo sarebbe un grosso grattacapo per la società torinese ma non è detto che non si decida di tagliare il nodo gordiano. Le parole al Sanchez Pizjuan non hanno certo rassicurato i tifosi bianconeri: “In queste partite così importanti i dettagli fanno la differenza. È stata una buona partita e questi sono step che i ragazzi, soprattutto i giovani devono fare. Potevamo fare meglio in qualche episodio, in una partita equilibrata sono stati più bravi loro. Come noi tante altre squadre non vinceranno trofei, ma attraverso queste partite passa la nostra crescita”.
Le tante critiche? Respinte al mittente senza se e senza ma. “Ho impostato la partita così perché il Siviglia ha difensori che soffrono la profondità e Kean è bravo a fare questo lavoro. Anche Iling ha fatto una buona partita. Dispiace per i ragazzi perché meritavano questa finale, ma più di così non potevamo fare. I dettagli hanno fatto la differenza e abbiamo pagato l'inesperienza in certe situazioni. L'anno prossimo saremo più preparati”. Nemmeno un accenno al fatto che il tecnico livornese le ha provate davvero tutte, cambiando sistema di gioco più volte, gettando nella mischia Vlahovic, Milik, Paredes, Kostic e Chiesa ma, alla fine, il migliore in campo è Szczesny, i cui miracoli hanno evitato il tracollo. Questa mancanza totale di autocritica è tipica del personaggio ma ha l’effetto di una manciata di sale sulle ferite ancora sanguinanti della tifoseria. Rimandare tutto all’anno prossimo ha il sapore di una resa, il che potrebbe irritare non poco l’ambiente.
Tra mercato e rifondazione?
A giudicare da quel che si è visto a Siviglia, alcune delle scelte più o meno imposte dal tecnico livornese sono state tra le più deludenti. Di Maria, che nel corso della stagione ha mostrato lampi di classe assoluta, giovedì sera era l’ombra di sé stesso. La valutazione dello stato di salute di Pogba grida vendetta al Cielo e lo stesso Cuadrado, vero pretoriano di Max, ha sulla coscienza l’errore che ha più o meno consegnato il biglietto per Budapest agli andalusi. Chiesa ha messo una partita da dimenticare, anche se il recupero dall’infortunio è una scusante ragionevole. Unico lato positivo, le prestazioni dei giovani, scelta quasi obbligata quando l’infermeria era strapiena. Spendere e spandere come se si fosse un top club non è più possibile, almeno visti i risultati. La programmazione dovrà necessariamente cambiare, così da rendere il futuro del club bianconero più sostenibile. La rivalutazione dei talenti della Next Gen è un fattore non trascurabile ma la questione che infervora di più i tifosi è quella dell’identità di gioco, assente ingiustificata.
Qualche mese fa, dopo la rivoluzione ai vertici, John Elkann si era sbilanciato, indicando Allegri come la pietra angolare della ricostruzione. Max ha fatto quel che gli era stato chiesto, attirando su di sé le critiche, provando a compattare il gruppo, ignorando le sentenze e le possibili incognite del futuro. Una scommessa coraggiosa che, però, alla fine, non ha pagato. Il contratto lo lega alla Juventus fino al 2025 ma se la nuova dirigenza dovesse decidere di ripartire da zero, seguendo l’esempio del Napoli e tagliando drasticamente il monte ingaggi, Allegri potrebbe ritrovarsi come persona non grata. Molto dipenderà dalle sentenze della giustizia sportiva dei prossimi giorni ma dare per scontata la permanenza del tecnico alla Continassa non è più ragionevole. Se davvero la dirigenza dovesse decidere di fare tabula rasa, Allegri sarebbe tra i primi a rischiare grosso.
L'incognita Giuntoli
Paradossalmente, il peggiore nemico di Max potrebbe essere l’arrivo più gradito ai sofferenti tifosi della Juventus, quel Cristiano Giuntoli che ha fatto un vero e proprio miracolo all’ombra del Vesuvio. Nessuno può esserne sicuro ma sono molti a scommettere sul fatto che il ds del Napoli abbia già un accordo informale con il club torinese. Certo, rimane un ostacolo non indifferente, ovvero liberarsi dal contratto col club partenopeo. A parte l’anno di stipendio, De Laurentiis potrebbe puntare i piedi sulla questione dei bonus già maturati per lo scudetto, anche solo per l’inimicizia storica con la Vecchia Signora.
Per Giuntoli sarebbe una sfida importante, l’apice di un cammino iniziato dalla storica scalata col Carpi e il modo migliore per dimostrare di essere il numero uno, dopo aver regalato la gioia più grande a Napoli. Il problema è un altro: il ds ha una personalità molto forte e potrebbe non gradire affatto uno come Allegri, che spesso e volentieri ha messo bocca nelle scelte di mercato. Se il nuovo regime dovesse essere all’insegna della sostenibilità, di una rosa giovane da far crescere in maniera organica, cambiare i vertici tecnici potrebbe essere una scelta non solo ragionevole ma quasi obbligata.
Aggiungi le molte incertezze giudiziarie e questo finale di stagione potrebbe complicarsi maledettamente per la Juventus. Con o senza Allegri, ripartire dopo l’ennesimo anno senza trofei non sarà affatto semplice.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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