I contrasti che segnano lUnione per la tormentata candidatura di Umberto Veronesi dimostrano che la politica bottegaia - legata, cioè agli interessi immediati e diretti delle botteghe partitiche spesso si morde la coda. LUnione nella competizione per Palazzo Marino vorrebbe volare, ma pare che non abbia cuore, polmoni, ali per il balzo che dovrebbe portarla a superarsi. Il centrosinistra evoca suggestive aperture alla società civile, scomoda cultura e scienza, ma poi deve fare i conti con gli apparati, le piccole e medie nomenklature ambiziose, gli interessi consolidati dei partiti e dei movimenti. Umberto Veronesi ha il prestigio dello studioso e il fascino di chi viene prestato alla politica al culmine di una vicenda umana e professionale di tutto rispetto. In questo Veronesi è omogeneo ad Albertini e alla Moratti e cè un preciso calcolo nel proporlo, come se i partiti del centrosinistra volessero fare un passo indietro affidando la città a una personalità di spicco, non segnata dal piccolo cabotaggio della quotidianità politica. Insomma, suscitare il miraggio dellanti-politica, anche se il fine è sempre quello di far vincere una fazione.
Piero Fassino è stato abile nel lanciare la candidature di Veronesi, ma evidentemente non è stato realista, nonostante si sia ulteriormente smagrito del defatigante impegno di fare leterno mediatore nelle polemiche interne allUnione.
Gli esponenti di apparati e microapparati che malamente convivono nel centrosinistra si sono scatenati contro il candidato che proponendosi brucerebbe tante altrui ambizioni. A Veronesi contestano di essere quello che è, gli contestano perfino di avere espresso stima per Albertini, di aver ragionato e parlato da uomo libero e non da fazioso.
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