Cambio della guardia al Triennale Design Museum

A Milano ultimi giorni per la grande mostra a cura di Alessandro Mendini

Domenica 27 febbraio chiude Quali cose siamo, terza edizione del Triennale Design Museum, a cura di Alessandro Mendini, che ha riscosso un grande successo da parte di pubblico, critica e stampa italiana e straniera.
Addetti ai lavori, studenti, appassionati, famiglie, bambini, per i quali dal 2010 è stata creata la nuova sezione didattica TDMkids, hanno potuto ammirare un panorama della creatività italiana affascinante e inaspettato, un grande e infinito mondo parallelo a quello del design istituzionale, un design invisibile e non ortodosso.
Definita dal New York Times come la migliore mostra di design del 2010 nel mondo, Quali cose siamo ha entusiasmato anche alcuni fra i più importanti designer di fama internazionale. Così Marc Newson su W Magazine: "È semplicemente fantastico! Vedere questo allestimento è come entrare nella mente di Alessandro Mendini, un'esperienza incredibile dal momento che è così divertente, vivace e ricca. Ha una così profonda conoscenza e capacità di comprensione del design, e Quali cose siamo riflette questo, ma è anche eccentrico, profondo e giocoso. Riesce a vedere il lato divertente del design ma anche la poesia".
Jasper Morrison, sempre su W Magazine: "Ho detto a tutti che la cosa principale da vedere durate il Salone del Mobile (del 2010) era la mostra di Mendini. Spazza via gli stretti confini di quello che generalmente è pensato come design e libera il nostro modo di intenderlo".
Andrea Branzi su Interni evidenzia come "Quali cose siamo si colloca su una linea di ricerca originale, fuori dalla tradizione, puramente promozionale, di troppe mostre di design".
Su Abitare il collezionista Didier Krzentowski ne ha parlato come di "una collezione meravigliosa di cose che mettono in moto la nostra immaginazione...una lezione immensa per tutti quelli che producono e curano design".
Fulvio Irace su Il Sole 24 Ore: "la gloriosa storia dell'Italia design perde l'abusata fissità da parata della "dolce vita"...le icone glamour dello stile cedono il passo a quel pulviscolo di "cose" - dalla trafila per la pasta ai Gormiti o ai Sant'Antonio di gesso - che ricopre come una polvere luminosa di affetti la vita di tutti i giorni. Giovani e maestri, artisti e architetti, artigiani e industriali, galleggiano in uno schema senza gerarchie, disegnano figure in movimento come i grani impalpabili della polvere nell'aria colpita da un raggio di luce".
Mentre il critico Marco Senaldi su Exibart inserisce Quali cose siamo in un percorso ideale di mostre "storiche", da This is Tomorrow a Post Human, e ne parla come di "uno strano viaggio non solo dentro la storia di cinquant'anni di design, ma all'interno di un universo di senso dalle molteplici connessioni". E, a proposito della scelta di presentare le macerie del terremoto in Abruzzo, continua "esporre come un "reperto storico" un nobile lampadario tutto ammaccato è un vero gesto etico che porta la storia dentro la contemporaneità".
In questi mesi inoltre molte personalità del mondo della cultura e dello spettacolo hanno visitato il museo: dallo stilista Kean Etro al regista Pappi Corsicato, da Giovanni Allevi a Teo Teocoli fino al regista culto John Landis.
Dal 5 aprile Triennale Design Museum presenta Le fabbriche dei sogni, a cura di Alberto Alessi e con il progetto di allestimento e grafica di Martí Guixé.
In occasione del cinquantesimo anniversario del Salone del Mobile, il museo dedica la sua quarta edizione agli uomini, alle aziende e ai progetti che hanno contribuito a creare il sistema del design italiano dal dopoguerra a oggi e a decretare il successo del Salone del Mobile nel mondo.


Triennale Design Museum, il primo museo del design italiano, conferma ancora una volta, attraverso la sua innovativa formula, la sua natura di museo dinamico, in grado di rinnovarsi continuamente e di offrire al visitatore percorsi inediti e diversificati.

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