Pierangelo Maurizio
da Roma
Ma sì, che in fondo la questione potrebbe essere ridotta al solito vecchio discorso del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Dipende solo da che parte si guarda il bicchiere.
Dunque, secondo il bilancio di previsione la Camera dei deputati questanno spenderà 1.021 milioni di euro contro i 979 dellanno prima, con un aumento del 4,4 per cento. Eppure allufficio di presidenza sono contenti. Dicono che, vabbè, a pesare sono i costi che si espandono fisiologicamente con il cambio di legislatura per alcune voci, come la verifica dei voti (2,2 milioni di euro), ma che senza di quelli laumento sarebbe solo del 2,03 per cento, un punto in meno del trend del 2005. È esattamente il contrario: nella corsa alle uscite la Camera del presidente Fausto Bertinotti batte di un ulteriore uno per cento la Camera del presidente Pierferdinando Casini, dal 3,4 al 4,4 per cento in più. Ma fa niente.
Eppure cè da preoccuparsi se anche Giulio Tremonti, Forza Italia, che nei numeri ci sguazza, e vicepresidente di Montecitorio, non parla. «Non commento queste cose» dice: «No davvero, a parte gli scherzi... Non parlo di questo», e scivola via sul marmo lucido del Transatlantico. Infatti non cè nulla da scherzare.
Chi ci trova poco da ridere è Giorgia Meloni, di An, vicepresidente giovane e tosta della Camera. Se la prende in particolare con il maquillage «al silicone» riservato ai contributi per i gruppi parlamentari che si gonfiano dai 29 milioni previsti a 32 milioni per questanno. «Noi abbiamo dato battaglia» dice la vicepresidente, «laumento è legato ai cinque gruppi in più che si sono costituiti allinterno dellUlivo. In tutto questi cinque gruppi comprendono 69 deputati, un decimo dellassemblea. Lesborso di quattrini che graverà sui contribuenti è intollerabile».
Quanto ci costeranno i 69? Conto salato. Tre milioni in più solo questanno (da 29 a 32), poi il contributo ai gruppi lievita ancora: 34 milioni nel 2007 e quasi 35 nel 2008. Circa 13 milioni in più degli 80 previsti.
Per rendere possibile la moltiplicazione di presidenze e segreterie è stato necessario approvare una deroga al regolamento di Montecitorio, che finora prevedeva che per costituire un gruppo autonomo ci fossero almeno 20 deputati. «A noi i questori hanno spiegato che solo per la costituzione dei gruppi la spesa iniziale era di un milione di euro. E poi ci sono i costi per il personale di segreteria, le macchine, la spesa impropria delle stanze occupate...». Che altro? Fa una pausa e Giorgia Meloni spara: «È imbarazzante che la nascita dei cinque nuovi gruppi sia avvenuta grazie al voto determinante del presidente Bertinotti: senza il suo voto nellufficio di presidenza eravamo in parità...».
E cè la questione dello stratagemma con cui i deputati recupereranno il 10 cento della loro indennità decurtata dalla finanziaria 2006 per volere della Casa delle libertà. Per effetto di quella decisione il totale dei loro «stipendi» scende questanno dai 101 milioni previsti a 92, con un risparmio di 9,8 milioni. Ma risale a 96 milioni per il 2007 e a 99 e rotti nel 2008.
Carlo Leoni, diesse, e uno dei quattro vicepresidenti, è introvabile. «Tra un quarto dora ti richiamo» fa sapere il suo addetto. E poi si inabissa. Pierluigi Castagnetti, laltro vicepresidente della maggioranza, Dl, «per correttezza istituzionale» rimanda al questore Gabriele Albonetti.
Roberto Cota, della Lega Nord, riassume: «La sinistra ha la tendenza innata a dilatare la spesa: altro che contenimento. Lo vediamo alla Camera e lo vediamo al governo con i 102 ministri, viceministri e sottosegretari».
Per il resto il silenzio.
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