Valentina Garavaglia, da un paio di mesi prima rettrice della Iulm. Cosa c'è nel futuro?
«Prima di tutto il consolidamento di quello che ha fatto, ed è stato tanto, il rettore Canova. Sono stati fatti passi avanti in tante direzioni, dall'apertura di corsi nuovi intercettando luoghi del sapere diversi e un'offerta sempre più internazionale che deve continuare a crescere».
Gli studenti stranieri sono sempre di più.
«Dal 2019 il 60% in più. Dobbiamo guardare ai cittadini del mondo anche in virtù del calo demografico del nostro paese. Ma internazionalizzazione sono anche i nostri 600 studenti che vanno a studiare all'estero, in più di 30 paesi perchè abbiamo accordi con 171 atenei. Poi vorrei lavorare su un campus da vivere...»
Cosa significa?
«Iulm ha investito molto su come vivere una didattica in presenza, con un apprendimento legato anche esperienze fuori dall'ateneo. Le faccio un esempio. Il teatro, la mia materia, si può studiare in aula, ma anche in teatro, o al Festival di Siracusa. Il Cinema alla Biennale di Venezia. Siamo passati da un'idea di studio frontale all'idea del laboratorio. Ora è importante fare un passo avanti immaginando di fare esperienze fuori».
Una sorta di didattica in movimento?
«Esatto. Sempre aperta al quartiere della Barona, fiorito insieme con noi. Il legame con la città prosegue con i corsi Iulm for the city, iniziati dal rettore Canova, sempre molto sentiti con docenti come Vecchioni, Recalcati, Canova stesso e altri e ora con un nuovo corso di Intelligenza artificiale aperto alla città».
Nel futuro c'è anche il nuovo edificio Iulm 8, disegnato dallo studio Cino Zucchi.
«Sì, inizieranno i lavori di ristrutturazione, è un progetto in fieri che ci permetterà di avere più aule».
Come affrontate il problema degli alloggi per gli studenti?
«Abbiamo due residenze, Cascina Moncucco e Sant Ander, con quasi 200 posti letto, soddisfiamo tutta la richiesta interna».
A Milano gli atenei
sono gestiti tutti da donne ormai, a parte la Bocconi...«Siamo molto in sintonia. Alle donne si attribuisce la capacità di prendersi cura, ecco in questo ci accorgiamo di avere visioni comuni anche senza dirselo».
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