Camusso: "L'art. 18? Il vero problema è la crescita economica"

La leader della Cgil: "Riformare il mercato del lavoro è necessario per ridurre la precarietà e per estendere le tutele a tutti ma di per sé non genera neanche un posto di lavoro"

Camusso: "L'art. 18? Il vero problema è la crescita economica"

Il tema della riforma del mercato del lavoro continua a tenere banco. Il governo vuole metterci mano e, come ha detto ieri il ministro del Welfare Elsa Fornero, lo farà con o senza l'accordo dei partiti. "Ma il vero problema di questo Paese - dice parlando a Cosenza la leader della Cigl, Susanna Camusso - è che i giovani non entrano nel mercato del lavoro e se ci entrano e quando ci entrano lo fanno in modo precario". Cos'è necessario fare, dunque, per la Cgil? La Camusso non ha dubbi: "Ridurre le forme di ingresso, far costare di più le forme che sono flessibili, dare certezza di tutela al reddito con gli ammortizzatori se il lavoro è discontinuo. Questa è la vera priorità".

Tutto il resto è demagogia

Il nodo centrale del dibattito delle ultime settimane, però, è l'articolo 18. La Camusso sottolinea che "tutti coloro che voglio spostare la discussione su una norma e un principio fondamentale per il lavoratore rispetto al licenziamento in realtà vogliono mantenere un lavoro senza tutela".

Il vero problema è la crescita

"Riformare il mercato del lavoro - ha aggiunto il leader della Cgil - è necessario per ridurre la precarietà e per estendere le tutele a tutti ma di per sé non genera neanche un posto di lavoro. Il vero tema riguarda la crescita e l’occupazione e va affrontato decidendo un piano di investimenti che guardi all’occupazione dei giovani e delle donne e di tutto questo per il momento non c’è traccia. È sbagliato continuare ad illudere il Paese che la riforma sia la risposta all’occupazione".

Fassina (Pd): Camere sovrane

Com'è noto il Pd è spaccato proprio sul tema della riforma del lavoro. Da un lato l'ala più riformista, quella che è disposta a trattare e non vuole "regalare Monti al centrodestra". Veltroni ed Enrico Letta sono in prima fila. Dall'altra parte c'è l'ala più vicina alla Cgil, con in prima fila Stefano Fassina, responsabile economico dei democratici. Bersani sta nel mezzo: tenta una difficile mediazione e cerca di evitare che il suo partito si spacchi su uno dei temi più importanti dell'agenda politica. "Credo che gli sforzi di tutti debbano andare nella direzione di un accordo innovativo e condiviso - dice Fassina in un'intervista al Tempo -. In ogni caso mi sembra che il potere legislativo spetti al parlamento. Come ha spiegato il segretario Bersani senza accordo il nostro sì non è scontato. Valuteremo nel merito e se necessario proporremo le nostre modifiche". Un modo come un altro per ribadire la supremazia della politica rispetto ai tecnici.

Bisognerà vedere se il Pd resterà unito difendendo questa posizione. E se continuerà ad appoggiare Monti anche nel caso di una riforma palesemente non gradita. E' su questo che si gioca il futuro del principale partito della sinistra.

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