Il capo del branco: «Io quella lì non la conosco»

Alessio Di Girolamo, 22 anni, è stato riconosciuto dalla sua vittima, ma lui nega ogni coinvolgimento

da Pescara

Ha continuato a negare di essere coinvolto nella violenza di gruppo anche davanti al gip. Ieri, durante l’interrogatorio, Alessio Di Girolamo ha continuato a dire «io non c’entro nulla con quella donna, non l’ho mai vista, credetemi, magari ha sbagliato in buona fede, ha scambiato me per un altro». L’interrogatorio si è svolto in carcere, dalle 11 alle 14, ed è stato condotto dal pm Giampiero Di Florio e dal gip Maria Michela Di Fine. Secondo la vittima, invece, sentita in ospedale fino alle 17, «è lui, è proprio lui»: Di Girolamo. Due verità contrapposte, che gli inquirenti contano di chiarire al più presto. Di Girolamo, comunque, si sottoporrà all’esame del Dna, anche se avrebbe potuto rifiutarlo e, invece, l’ha richiesto, così come l’ha richiesto anche la Procura. Intanto, però, resta in carcere, in regime di isolamento. Il gip, infatti, ha rigettato la prima richiesta di arresti domiciliari. Nel frattempo, la polizia continua la ricerca dei complici, complicata da fatto che la 35enne è stata aggredita alle spalle ed è stata subito violentata, prima di svenire. Questi i punti da chiarire secondo gli avvocati difensori: primo, la ragazza ha riconosciuto solo in fotografia il suo assessore; secondo, alcune incongruenze nella ricostruzione dei fatti, per esempio perché i complici sarebbero fuggiti dopo lo stupro e Di Girolamo sarebbe rimasto? Gli investigatori ribattono dicendo che «per quale motivo sia rimasto lo accerteremo, ma che fosse lì, ancora riverso sul corpo della donna, è sicuro, ci sono testimoni».

Durante l’interrogatorio, Di Girolamo ha confermato di essere stato a Pescara Vecchia, la notte di venerdì, ma di essere andato via verso l’una, mentre gli amici sarebbero rimasti in piazza. Qualche nome, dunque, il ragazzo l’ha fatto, magari solo per scagionarsi o, forse, per indirizzare gli investigatori verso altre persone.

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